Giuliano Giuliani è stato uno dei grandi protagonisti del Napoli scudettato che fu di Diego Armando Maradona. Morì giovanissimo, nel 1996 a soli 38 anni, e sebbene inizialmente la causa del decesso fu attribuita ad una crisi polmonare, in seguito la moglie, la soubrette Raffaella Del Rosario, svelò come il marito fosse morto a causa dell’Aids. «Il 25 ottobre era nata la mia Gessica – ha ricordato in questi giorni la stessa donna, intervistata dai microfoni de La Gazzetta dello Sport – quindi non potevo muovermi. Lui invece partì, nonostante lo avessi supplicato di restare. Più di un anno dopo, nel darmi la notizia della malattia, mi confessò di avere avuto una notte di sesso in quei giorni in Argentina, disse che quello fu il suo unico tradimento».
Siamo negli anni ’80, periodo in cui l’Aids era considerato un vero e proprio tabù, come se fosse la peste nera: «Si pensava fosse una malattia riservata a gay, drogati e a chi aveva una vita sregolatissima – ricorda Raffaella Del Rosario – non certo a uno come Giuliano. Per il mondo del calcio poi era completamente tabù. I giocatori la temevano, avevano paura di essere accostati a determinati ambienti. Infatti sparirono tutti». Ed in effetti Giuliano Giuliani morì da solo: «In ospedale oltre a me non c’era nessuno. È morto solo per una malattia che può capitare a chiunque».
RAFFAELLA DEL ROSARIO, MOGLIE DI GIULIANO GIULIANI: “ANNI DOPO MI CHIAMO’ RENICA…”
Anche i compagni di squadra non si fecero sentire: «Zero. Era molto amico di Fusi, Corradini, Renica e Zola, il gruppo più tranquillo. Tutti scomparsi. Due-tre anni fa si è fatto vivo Renica e mi ha chiesto perdono, mi ha detto: “Ho avuto paura”. Io comunque in un certo senso li capisco: si sentivano cose allucinanti, c’era chi parlava di festini gay e di droga, quindi questi ragazzi preferivano star lontani».
Secondo Raffaella Del Rosario l’intera società sbagliò atteggiamento verso la malattia: «I malati erano ghettizzati – ha spiegato ancora – e credo che sia stato fatto poco anche dopo: la malattia esiste ancora ma nessuno ne parla. Mi piacerebbe fare qualcosa per sensibilizzare la gente, ma da sola è davvero dura. Avrei voluto organizzare una partita per Giuliano, ho lanciato diversi appelli che nessuno ha raccolto. Eppure si fanno tante iniziative per altri calciatori scomparsi, per lui niente. Si vede che la parola Aids spaventa ancora».