Come morì il grande artista del Rinascimento, Raffaello Sanzio? Sono trascorsi 500 anni dalla sua scomparsa ma resta ancora un alone di mistero sulle cause del decesso, avvenuto quando aveva appena 37 anni. Nel corso dei secoli si sono susseguite diverse teorie che fecero emergere tra le ipotesi sifilide, malaria, tifo, polmonite, avvelenamento. Adesso però una ricerca condotto dall’Università di Milano-Bicocca e pubblicata sulla rivista scientifica “Internal and Emergency Medicine” offre nuovi spunti di riflessione, grazie anche alle testimonianze dirette e indirette dell’epoca, portando a indicare la polmonite come la causa più plausibile. La nuova tesi supportata da interessanti testimonianze ha acceso anche il dibattito sul trattamento terapeutico che fu impiegato per l’occasione, ovvero il salasso. In merito allo studio dal titolo “La morte di Raffaello.
Una riflessione sul salasso nel Rinascimento”, Michele Augusto Riva, ricercatore di Storia della medicina ha commentato: “Ci siamo basati su alcune fonti dirette e indirette dell’epoca che mi hanno permesso di approfondire le circostanze della morte di Raffaello. […] ho approfondito le testimonianze di personaggi storici coevi del pittore e presenti a Roma in quel periodo, come quella di Alfonso Paolucci, ambasciatore del duca di Ferrara Alfonso I d’Este o alcuni documenti riscoperti nell’Ottocento dallo storico dell’arte Giuseppe Campori”.
RAFFAELLO MORÌ FORSE DI POLMONITE: LO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO-BICOCCA
Dalla ricerca eseguita è emersa una certezza: Raffaello non sarebbe morto di sifilide. “C’è chi ha voluto ricollegare la scomparsa di Raffaello a una condotta di vita molto libertina ma la sifilide è una malattia dal decorso molto lungo, mentre i testimoni ci raccontano di una malattia sviluppatasi all’improvviso, che porta alla febbre e alla morte sopraggiunta dopo 8-10 giorni. Per quanto la sifilide fosse molto diffusa nel ‘500, i sintomi descritti sullo stato di salute di Raffaello non vanno in quella direzione”, ha commentato Riva. Esclusa anche la morte per malaria e tifo sempre alla luce dei sintomi differenti. La malaria, come osservato dal ricercatore dell’Università di Milano-Bicocca, si presenta con sintomi febbrili intermittenti a differenza di quelli che avrebbe avuto il genio del Rinascimento. In quegli anni, inoltre, non furono evidenziate epidemie di tifo. I ricercatori hanno poi appurato che la malattia di Raffaello era “di natura infettiva” ma non invalidante, al punto da aver permesso all’artista di poter fare lucidamente testamento. Alla luce delle varie osservazioni si arriva così all’ipotesi della morte per polmonite.
“Non possiamo affermarlo con sicurezza né possiamo ipotizzare se sia stata di origine batterica o virale come l’attuale Covid-19, ma tra le varie cause è quella che più corrisponde a quanto ci viene raccontato: un decorso acuto ma non immediato, la mancanza di perdita di coscienza, assenza di sintomi gastroenterici e febbre continua”, prosegue lo studioso. Ma non è da escludere, alla luce della documentazione raccolta, anche un presunto errore medico che avrebbe peggiorato la situazione. Il riferimento all’uso di salassi per curare Raffaello, rimedio sconsigliato in caso di febbre polmonare. Ma se errore medico ci fu, sarebbe da considerarsi inconsapevole dal momento che l’artista non avrebbe riferito ai medici i comportamenti tenuti fino alla comparsa della malattia non potendo a tal fine inquadrare meglio l’origine della febbre.