La raffineria di Plock, a cento chilometri da Varsavia, è una delle più grandi d’Europa. Qui si producono polimeri e altre materie prime derivate dal petrolio, che vengono esportate in tutto il mondo. Di recente, però, il sito è finito al centro delle polemiche per il progetto dell’ampliamento della raffineria che prevede l’installazione di una terza linea di produzione. La raffineria, eretta in tempi record, vede un “villaggio operaio” di 2.200 container abitabili, destinato ad accogliere quasi 6.000 lavoratori provenienti da India, Pakistan, Bangladesh, Filippine, Malesia e Turkmenistan.



I lavori dovrebbero durare fino al 2027. I subappaltatori di Orlen, la coreana Hyundai Engineering e la spagnola Tecnicas Reunidas, hanno chiamato lavoratori dall’Asia: infatti 1,5 milioni di immigrati e rifugiati ucraini non bastano più per colmare la carenza di manodopera che colpisce la Polonia. I lavori procedono dunque, nonostante il caldo. “Il vantaggio è che si tratta di un sistema molto flessibile”, afferma Anna Blazejewska, dell’azienda Modular System, che ha progettato il “villaggio operaio”. Infatti “i contenitori possono essere rimossi o aggiunti secondo necessità. Alla fine del cantiere tutto scomparirà e verrà riportato allo stato originario, cioè un campo”.



Preoccupazione per la popolazione

Nelle casette climatizzate, totalmente nuove, la connessione Internet non è accessibile all’interno. Ogni container ospita una stanza di 13 mq per quattro persone. La mensa fornisce cibo dai paesi di origine dei lavoratori e presto aprirà un negozio. Inoltre stanno per essere costruiti campi da cricket e basket. Non ci sono però mezzi pubblici per il centro città, situato a una decina di chilometri di distanza. Le società di gestione sottolineano che questo tipo di infrastruttura ricettiva si sposta costantemente in vari siti in Europa e nel mondo e che i lavoratori non sono al primo contratto. Ci sono anche decine di coreani: ingegneri e dirigenti della Hyundai, che vivono però in appartamenti e hotel del centro città.



A destare scalpore non sono le condizioni degli alloggi ma le nazionalità dei lavoratori. “È chiaro che quando è stato annunciato l’arrivo dei lavoratori, c’era una forte preoccupazione tra la popolazione” ha spiegato il sindaco, Slawomir Wawrzynski. “Le persone fanno il collegamento con la situazione in Europa, le ondate migratorie dall’Africa. Temono soprattutto le situazioni difficili che potrebbe creare la presenza improvvisa di tanti uomini culturalmente diversi. Rassicuriamo gli abitanti con la prevenzione. Poiché non ci sono problemi, la situazione è molto tranquilla. Gli operai sono discreti, non li vedi quasi, tranne quando fanno la spesa al supermercato. Non viaggiano mai da soli. Avendo parlato con alcuni, ho l’impressione che loro abbiano più paura di noi che noi di loro” ha proseguito il primo cittadino.