UNA RAGAZZA SI SENTE UN GATTO… E PER LA SCUOLA VA BENE

Ah-oh-oh, occhi di gatto”: chi non ricorda la mitica sigla cantata da Cristina D’Avena del cartone animato giapponese tra i più amati dalle ragazzine degli anni Ottanta e Novanta. Ecco, non sappiamo se la ragazzina adolescente di Melbourne protagonista di questa assurda storia in arrivo dall’Australia abbia avuto qualche “influenza” infantile simile, sta di fatto che ad oggi la suddetta “si sente gatto” e come tale viene accettata e rispettata dalla sua scuola. In tutto e per tutto. La vicenda raccontata dall’edizione online del “Daily Mail” ha davvero dell’incredibile e rischia di sconfinare dal concetto di “rispetto dei diritti” all’assecondare un problema, se non proprio una potenziale patologia.



In sostanza, una ragazza delle medie (in Australia non esiste e viene chiamata ottava classe elementare) ha iniziato a identificarsi e definirsi un gatto: la scuola ha cominciato ad accettare il fatto, anche perché i genitori ai media australiani incuriositi dalla vicenda hanno spiegato che l’importante per loro era che la ragazza «non distraesse né lei né gli altri studenti». Una persona vicina alla famiglia della ragazza ha poi spiegato al “Herald Sun” che al momento «Nessuno sembra avere un protocollo per gli studenti che si identificano come animali, ma l’approccio è stato che se non interrompe la scuola, tutti sono di supporto».



SCUOLA AUSTRALIA CHOC: “LA RAGAZZA CHE SI SENTE GATTO HA COMPORTAMENTO ANIMALE BRILLANTE”

Un problema in realtà molto serio, la coscienza del proprio sé e del proprio corpo come fosse un animale, è stato in primo luogo gettato in pasta ai media australiani (e di riflesso, in tutto il mondo). Ma oltre a questo c’è il sostanziale passo indietro di una scuola nel suo fatto educativo prima ancora che di insegnamento: sostenere infatti che la ragazza-gatto «va benissimo così», «basta che non dia fastidio agli altri compagni» – mentre nel frattempo non parla, non si esprime e rimane in disparte per tutto il tempo – è talmente un passo vicino al fallimento educativo da sentirci noi tutti imbarazzati e tristi al contempo.



«Quando una ragazza è andata a sedersi a una scrivania libera, un’altra ragazza le ha urlato contro e ha detto che era seduta sulla coda; c’è una fessura nell’uniforme di questa bambina dove apparentemente si trova la coda», ha raccontato un genitore di una compagna di classe della scuola “in oggetto”, anche se l’istituto di Melbourne ha poi smentito le accuse. La ragazza che si sente gatto viene definita «fenomenalmente brillante» specie per il suo «comportamento animale», che viene di fatto come incoraggiato invece che preso in seria considerazione per trovare una soluzione, assieme alla famiglia. Il fenomeno delle “furries” (ragazze che si sentono gatti o in generale animali da compagnia) è tutt’altro che isolato in Australia: Judith Locke, una psicologa di Brisbane, ha affermato ai media locali che «l’ascesa della tendenza pelosa non l’ha sorpresa. Dopo aver romanticizzato gli animali nella loro vita quotidiana, nei film e in televisione, era solo questione di tempo prima che le persone iniziassero a identificarsi come animali». Ci perdono tutti in questa storia, ma prima di tutto quella ragazza che nel suo sentirsi gatto sta esprimendo un disagio, un grido di aiuto: fino a questo momento nessuno sembra averla presa sul serio. Perché incoraggiarla senza accompagnarla o peggio ancora ignorare, sarete d’accordo, è tutt’altro che prenderla sul serio.