Una ragazza è stata stuprata da due sedicenni nord africani che hanno nominato Allah e citato il Corano diverse volte durante l’atto di violenza. È successo in Francia, nella regione dell’Essonne, ma la notizia si è subito diffusa per via di un video girato proprio dagli stupratori e pubblicato su Twitter. Dopo diverse condivisioni sui social, le forze dell’ordine sono riuscite ad identificare i volti dei due ragazzi. Le immagini sono brutali e raccapriccianti: la ragazza tenta di fuggire dai due, che urlano dietro di lei nominando diverse volte parole legate alla religione islamica: “Giuro sul Corano della Mecca, grida e vedrai il ciaffone che ti do”, e poi: “In nome di Dio, ti giuro sul Corano della Mecca: è meglio se rifletti nella tua testa e che sali da noi perché sta per arrivare una squadra”. L’episodio è accaduto nell’ingresso di un palazzo di periferia. Ancora una volta, i sobborghi parigini continuano ad essere teatro di una realtà che spesso preoccupa i francesi, soprattutto dopo gli attacchi terroristici di matrice islamista del 2015. Ma al centro della bufera si trova proprio Twitter: sono diversi gli utenti che hanno criticato il “successo” che ha riscosso un video del genere sui social.



Ragazza violentata: Twitter al centro della polemica per il video diffuso dagli stupratori

Il video della violenza sessuale sulla ragazza francese ha fatto il giro dei social partendo da Twitter scatenando poi la polemica da parte di alcuni utenti. La polizia francese ha subito chiesto di non condividerlo così da evitare una maggiore diffusione di quelle immagini cruente. Purtroppo però le condivisioni sono state tante e non si sono arrestate finché le forze dell’ordine non hanno rimosso completamente i contenuti dalla piattaforma. La scrittrice e attivista francese, Marlène Schiappa, ha commentato così l’accaduto: “Il video è rivoltante. Non appena ne ho preso coscienza ho subito contattato Twitter per fare in modo che lo rimuovesse. Delle copie sono ancora in circolazione. Questo social network non è all’altezza, i criminali lo sanno, ecco perché se ne servono”. Uno spunto di riflessione che mette al centro del dibattito la questione del controllo dei contenuti da parte dei gestori dei social, a prescindere dalla libertà dell’utente di poter condividere ciò che vuole.

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