L’INCONTRO DI MENCARELLI ALLA SCUOLA DI D’AVENIA: “LA TESTIMONIANZA DI REALTÀ”

Negli scorsi giorni lo scrittore Daniele Mencarelli è andato a tenere un incontro presso la scuola milanese dove insegna lo scrittore Alessandro D’Avenia con il quale condivide – in forme, modalità e maniere diverse – la stessa passione per il reale, lo stesso gusto di analizzare a fondo il dramma del vivere quotidiano con una “luce” di bellezza e speranza non scontate in un mondo che tende ad appiattire il desiderio per non soffrire troppo. Nella sua rubrica sul “Corriere della Sera” – L’Ultimo Banco – è lo stesso D’Avenia a raccontare da vicino l’incredibile ‘testimonianza di realtà’ resa dallo scrittore romano alla platea di giovanissimi che probabilmente hanno cominciato ad imbattersi nelle sue opere con la fortunata serie NetflixTutto chiede salvezza”.



«Lo scrittore e amico Daniele Mencarelli è venuto a dialogare con gli studenti della mia scuola»: è un’amicizia da cui nasce sempre tutto, anche le cose più semplici come il raccontare della propria vita. «Daniele appartiene agli autori che non scrivono della “realtà” ma del “reale”. La realtà è l’insieme delle abitudini che rendono tutto sempre uguale e sicuro, il reale è invece ciò che si manifesta quando un evento apre una finestra nel ripetersi di giorni e opere, imponendo un risveglio: malattia, innamoramento, lutto, nascita…», scrive ancora lo scrittore e professore ricordando i libri scritti per lo più tutti autobiografici dall’autore sottoposto a TSO quando aveva solo 20 anni. Citando il Daniele protagonista di “Sempre tornare”, il tema dell’educazione e della scuola oggi è certamente insegnare e informare, ma prima di tutto riscoprire quella “fame” dentro ogni giovane: «La fame di destino mi perseguita da sempre. Ci penso sempre al destino…», afferma il protagonista dell’opera di Mencarelli, con D’Avenia che rincara «I ragazzi sentono nei libri di Mencarelli la stessa fame di destino che ha salvato lui, e si aggrappano a un testimone del “reale”, che non ha rinunciato, nonostante le cadute, a se stesso».



D’AVENIA CON MENCARELLI: “RITROVARE IL GUSTO DEL REALE, NON INGOZZARE I GIOVANI DI NOZIONI SLEGATE”

Provvidenza, caso, vita, morte: si può chiamare in vario modo quel “destino” ultimo cui tutti tendiamo, con D’Avenia che riflette però sul fatto che i ragazzi di oggi rischiano di divenire sempre più “consunti” dalla fame di destino che li alberga. «A scuola, per esempio, non è ingozzandolo di nozioni slegate tra loro e dalla sua originalità che un ragazzo trova il gusto del reale»: riformare la scuola, sottolinea D’Avenia, prima di ogni decisione burocratica e logistica, è mettere un ragazzo in condizione di «avere destino».



Serve «scoprire per che cosa è nato. Per riuscirci o la scuola diventa dinamica e comincia a ruotare attorno a ciò che ogni ragazzo è venuto a portare al mondo (il suo talento) o continuerà a essere una catena di parcheggio/montaggio anziché una fucina di vocazioni», conclude lo scrittore siciliano trapiantato a Milano. Nell’incontro con Mencarelli – da poco in libreria con il nuovo romanzo “Fame d’aria” – emerge un dato che parla a tutti, non solo ai giovani studenti: «in quest’ultimo libro la salvezza di un padre (gli adulti) sia affidata a un figlio (le nuove generazioni) malato: non una retorica del nuovo che salva semplicemente perché è nuovo, ma il grido del “reale” che buca la “realtà”, e ci risveglia e chiama a una vita nuova. Sapremo ascoltare?».