Alcuni recenti episodi di cronaca, con protagonisti minorenni o poco più che maggiorenni, hanno fatto discutere. Ma, al di là dei giudizi sui presunti “colpevoli”, vorrei mettere in risalto l’aspetto educativo delle varie vicende.
Cominciamo da quello dei ragazzi che, a bordo di una supercar, hanno investito e ucciso un bambino a Roma. Da un video che circola in rete si comprende molto bene il contesto in cui vive il conducente della vettura. Si vede il papà che viene portato in un’autosalone. Il figlio, per il compleanno, gli ha regalato una giornata con una Ferrari a noleggio. L’uomo, alla vista della macchina, non sta più nella pelle. Bacia il cofano e poi parte sgommando. Nel video si vedono i due, senza cintura, che attraversano la città a una velocità indefinita. È l’idolo a cui viene immolato tempo, soldi ma anche la dignità. Non ho trovato in rete dichiarazioni di scuse o perdono alla famiglia della vittima.
Esempio numero 2. Una ragazza dichiara di essere stata oggetto di un abuso sessuale. Fin qui nulla di nuovo purtroppo. Se non che il presunto aggressore è il figlio di Ignazio La Russa, noto politico e presidente del Senato. I media ci sguazzano. Titoloni, approfondimenti, interviste. Compare anche il nome di un altro presunto partecipante all’aggressione. Si chiama Tommaso, in arte Tommy DJ. In una intervista al padre, il signor Gilardoni si dice stupito delle accuse. Suo figlio frequenta donne bellissime e anche a lui piacciono molto. Droga? Mai fatto uso. Interessante notare la difesa del papi. Soprattutto sul profilo “monastico” degli ambienti frequentati dal figlio. Chi scrive conosce molto bene quelle realtà per aver diretto un magazine proprio per i frequentatori di pub e discoteche. Santi e madonne non li ho mai visti in giro. Al contrario pusher ed escort pullulano.
Esempio numero 3. Qui la vicenda si fa spessa. Si parla di due dodicenni che sono state violentate da un gruppo di minorenni durante una festa per Capodanno. La trappola viene preparata in modo accurato. In una chat il ragazzo che ha ospitato la festa dice a un altro: “Li porti tu i preservativi?”.E qui troviamo due tipologie genitoriali. Da una parte una madre che leggendo i messaggi sul telefonino del figlio ne rimane inorridita e denuncia tutto alla polizia. Dall’altra i proprietari della villa che ha ospitato il festino. Anche in questo caso nessuna dichiarazione di scuse o perdono alle famiglie delle vittime.
Appare quindi evidente che non si può scindere le colpe degli autori con il contesto in cui hanno vissuto. Ambienti in cui i soldi, il potere, il sesso, a vario titolo, sono dominanti. I primi da incriminare dovrebbero essere dunque i genitori che vivono, permettono e difendono taluni comportamenti. Ci sono poi la scuola e la Rete. Ma è un altro film. Di cui parleremo in seguito.
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