Antonio Di Pietro, l’ex pm di “Mani Pulite” e due volte ministro (dei Lavori pubblici prima e delle Infrastrutture poi), ha assunto la difesa della ditta “De Simone”, l’azienda di lampioni di illuminazione di Montenero di Bisaccia (Campobasso) “coinvolta” nel caso della morte del 14enne Nicola Stante, folgorato da una scarica di energia elettrica mentre stava divertendosi con gli amici nel parco giochi del paese. Il giovane si sarebbe appoggiato a uno dei lampioni presenti nella piazza e in quel momento sarebbe stato colpito dalla scossa. Ricoverato in rianimazione a Foggia, l’adolescente ha lottato fino all’ultimo, ma dopo quasi due settimane di coma si è spento (era lunedì 11 luglio 2022, ndr).
Come sottolinea il “Corriere della Sera”, nel Santuario della Madonna di Bisaccia, si sono tenuti i funerali, a margine dei quali ha parlato il papà del ragazzino folgorato, Fabrizio Stante, impiegato comunale: “Voglio giustizia. Ma rivorrei soprattutto il mio Nicola, troppo giovane per andarsene. Dell’inchiesta si sta occupando mio fratello. Sono troppo distrutto per pensarci”. Oltre a Di Pietro, ex magistrato e ora avvocato, l’inchiesta vedrà scendere in campo anche il legale Cesare Borgia, difensore di Giuseppe Morrone, ingegnere dell’ufficio tecnico del Comune.
RAGAZZO MORTO FOLGORATO, ANTONIO DI PIETRO DIFENDE LA DITTA DI LAMPIONI: PER ORA NON COMMENTA
Interpellato dal “CorSera”, Di Pietro non ha voluto commentare la vicenda, che peraltro è “ambientata” proprio nel suo paese d’origine, Montenero di Bisaccia, appunto. Il fondatore ed ex leader di “Italia dei Valori” sta attendendo insieme ai suoi omologhi gli esiti dell’esame autoptico condotto sulla salma del giovane folgorato, eseguito dai dottori Francesco Bruno e Francesco Introna. Inoltre, è stato condotto anche un accertamento tecnico sul lampione della luce “incriminato” e sulla rete elettrica.
L’avvocato Borgia al “Corriere della Sera” ha anticipato: “È davvero strano… Dalle prime dichiarazioni dei vigili del fuoco intervenuti sul posto, pare che il palo della luce non avesse dispersioni elettriche o qualcosa che potesse ipotizzare un malfunzionamento”. Soltanto gli esiti delle perizie effettuate, tanto sul cadavere quanto sul lampione, potranno fornire una risposta certa.