Che Virginia Raggi voglia ricandidarsi a guidare la Capitale non stupisce: sono in tanti a non avere il senso dei propri limiti. Che il M5s voglia ricandidarla, stupisce di più: come si è visto, non hanno prodotto campioni in nessuna carica che hanno meritato, senza particolari meriti. Che siano preda di un furioso cupio dissolvi, si è visto da tutte le spericolate mosse di questi due anni di governo, con la negazione di tante battaglie con cui avevano infiammato le piazze.



Dimenticano anche di ricordarle, e così di chiedere scusa agli elettori. Ma i cittadini di Roma (non i Cittadini, come li chiamano loro, alfieri di una rivoluzione ancorché pacifica che richiama nefasti precedenti storici) sanno bene che la sindaca non solo non merita la riconferma, ma avrebbe dovuto dimettersi da tempo. Non perché sia disonesta, e Roma di disonesti ne ha avuti: non tutti i sindaci che l’hanno preceduta lo sono stati, ma tutti, nel loro piccolo, hanno lasciato un segno. La giunta Raggi ha lasciato come segno tangibile, innegabile, il degrado: sporcizia, trasandatezza, rovine. Gli autobus in fiamme e i roghi dei campi rom, i palazzi occupati abusivamente che sono rimasti tali, la raccolta dell’immondizia che fa liquami da tutte le parti, i giardini devastati e incolti, le toppe nelle buche di strada, eccetera eccetera.



Non sarà tutta colpa sua: è una colpa, cioè una responsabilità disattesa, non aver scelto i collaboratori migliori e adeguati, averli cambiati a ruota senza spiegazioni, non aver chiesto scusa per ogni promessa mancata. Il vento sta cambiando, lo ricordiamo bene, noi illusi, vanamente speranzosi che a tanta tracotante certezza seguisse almeno qualche miglioria comune. Zero, anzi sottozero. Chiunque viva a Roma si vergogna di far vedere i dintorni di casa agli amici che vengono in visita, di portare i bambini in un parco. Chiunque viva a Roma ha agognato che la scadenza naturale, sempre troppo lontana, liberasse dalla propaganda presuntuosetta di una sindaca troppo debole per doversi esporre con l’arroganza. Ci sono tanti monopattini (cinesi). Invasione di monopattini. Tanti cantieri, che durano il doppio del previsto.



Non sarà tutta colpa della Raggi, che sicuramente è onesta e donna d’onore, e davvero è stata osteggiata in ogni modo, perché fragilina, perché donna… ma soprattutto perché non adatta al ruolo, né lei né i suoi, che lei o i suoi mentori le han messo accanto. Immaginare altri 5 anni di una Raggi che comincia a ripetere “io vado avanti”, senza sapere dove e come e con chi rappresenta una iattura e un incubo.

Si dirà: pazienza, il M5s si rovinerà con le mani sue, se vogliono perdere il Campidoglio, si accomodino. E invece rischiano di riprenderlo, per l’incertezza di un’opposizione senza candidati forti, per l’incredibile e proditoria giravolta del Pd. Come per il governo, pur di tenere o raggiungere il potere è disposto a dimenticare la propria storia, a cancellare le sue invettive, ad accodarsi, anche a Roma, a un partito che si è arroccato al governo senza più avere il favore della gente. Per resistere insieme insieme si puntellano, senza progetti e idee comuni.

Ecco, quel che più stupisce e stupirà è l’appoggio in extremis del Pd, dopo che per 5 anni ha criticato la Raggi. Arriverà. Come è arrivato il sì a questo governo da un segretario che non era d’accordo. Arriverà, non oso pensare con che giustificazione: forse l’unica accettabile e mortificante sarebbe un sincero “non abbiamo di meglio”.

Una triste sorta davvero per la capitale d’Italia. Ma tant’è, le capitali anticipano le sorti del paese, e nella cattiva sorte purtroppo ci stiamo tutti.