Una deprimente sonnolenza sembra aver contaminato l’intero Paese, come un virus assai più silenzioso del Covid-19. Proprio perché da un anno le prime pagine dei giornali e i primi titoli dei TG parlano solo di questo, sembra che nel mondo non succeda quasi altro. Preoccupati vuoi per il ritardo nella vaccinazione di massa, vuoi per alcuni, ma ripetuti, casi di gravi effetti collaterali del ritrovato dell’AstraZeneca, gli abitanti del Bel Paese sembrano intontiti dai lockdown, nell’attesa di qualche modesto ristoro e incapaci di protestare, se non con qualche sparuto assembramento.
La grande paura ha oramai preso il sopravvento su ogni ragionamento approfondito, e infatti i talk show continuano a pestare la stessa acqua nel mortaio, con i soliti ospiti presentati ogni volta come una grande novità. Con la gente chiusa in casa era ovvio che la platea televisiva crescesse di molto, grazie anche all’opportunità di poter spaziare tra diversi fornitori di film, fiction e serie.
Ai più sta sfuggendo che si sta avvicinando il rinnovo del CdA della Rai, tema oramai da meri addetti ai lavori, anche perché con il nuovo Governo con dentro praticamente tutti non si capisce proprio come potrà essere distribuito il potere ai vertici e all’interno della tv di Stato, come è sempre stato fatto in base ai calcoli del famoso “manuale Cencelli”. Vuoi vedere che alla fine Draghi si rivolgerà anche per questo alla McKinsey? Rivolgersi a una società di consulenza è sempre stato un ottimo modo per coprire le proprie scelte con l’avallo di esperti in apparenza indipendenti.
D’altro canto, se guardiamo agli ultimi anni, sono cambiati diversi CdA, ma la cifra della Rai è rimasta sempre la stessa. Sanremo ha ufficializzato la deriva gender fluid, che prosegue imperterrita nonostante le proteste del movimento Pro Vita che a parte un paio di flash mob davanti alle sedi di Roma e Milano, ha già raccolto oltre 100 mila firme di protesta. Fatto che un tempo avrebbe provocato un terremoto, mentre oggi nemmeno un’alzata di spalle.
È in questo soporifero torpore che la tv di Stato si avvia all’inutile rinnovo dei propri vertici, mentre chi è al potere nelle reti continua a fare come gli pare.
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