Matteo Salvini ha imparato bene la tecnica dei lottatori di Sumo, che Yoda ha frequentato spesso quando stava in Giappone. Avete presente quei ciccioni che si piantano a gambe larghe davanti all’avversario? Lo fanno perché ritengono che chi incute più timore all’avversario con la sua mole e il suo sguardo truce ha già vinto in partenza. Bene, è quello che sta facendo il leader della Lega in Rai, ieri con Fabio Fazio oggi con Gad Lerner. Sa bene di non avere il minimo potere di farli fuori o impedirne il rientro, ma intanto alza la voce (e il tiro) sicuramente per ottenere qualcos’altro su altri tavoli, o meglio, per altre nomine.
A ben guardare, però, in Rai finora non gli è andata molto bene. Il presidente Marcello Foa non si muove benissimo (ahi, questi giornalisti nei ruoli di manager hanno sempre toppato), e poi, a sentire le voci che corrono a viale Mazzini, il problema sembra essere che i leghisti di provata fede spinti da Salvini abbiano dei curricula troppo esili. A capo dell’importantissimo comparto della produzione (circa 4.000 dipendenti) non ci è andato lo sponsorizzatissimo ex direttore della sede Rai di Milano: l’Amministratore delegato Fabrizio Salini non se l’è sentita proprio di inimicarsi tutta l’azienda con una nomina del tutto inadatta. Qualche maligno ricorda addirittura che altri candidati per ruoli di importanti caldeggiati da Salvini, in passato svolgevano modesti compiti segretariali o poco più.
Così, con un improvviso colpo di mano pochi giorni prima delle elezioni, Salini ha fatto passare un po’ di nomine ai vertici della Corporate dai cv assai solidi, senza badare troppo se benvoluti dal Pd o da Fratelli d’Italia. Ora sarà tutto più difficile, a meno che Salvini non si decida a sponsorizzare maggiormente dei candidati con un minimo di competenza.