“Il Governo sta procedendo a spallate alla demolizione della Rai“. Così ha detto Elly Schlein. Con involontaria tragicomicità le ha fatto eco all’Aria che tira Marco Furfaro, uno dei membri della nuova Segreteria del Pd. Rispondendo a Goffredo Buccini del Corriere della Sera, che aveva osato affermare che “la lottizzazione c’è sempre stata” e che “affermare che l’uscita dell’Annunziata dalla Rai sia un vulnus alla democrazia, è un dibattito demenziale…”, Furfaro ha sentenziato: “Non è che perché fino ad ora si sia fatto sempre schifo, ci sia un alibi per continuare a fare schifo”.
Dunque, uno dei nuovi alfieri della Segreteria Schlein ha affermato di fatto che la sinistra, salvo una non lunga interruzione berlusconiana, ha fatto sempre schifo, occupando la quasi totalità delle posizioni disponibili (questo lo affermo io per esperienza diretta, quando da membro del Cda della Rai dovetti sputare sangue per far nominare direttore di RaiUno un manager competente come Agostino Saccà, e che fece raggiungere alla rete notevoli risultati).
Lo strapotere della sinistra in Rai lo hanno sempre rilevato sociologi e massmediologi autorevoli. Peccato che si parli di lottizzazione in generale senza indicare i responsabili quando è operata dalla sinistra, e si gridi al vulnus democratico quando il Governo di centro-destra osa cercare di riequilibrare quello strapotere che ha letteralmente impazzato per moltissimi anni.
Colpisce poi che si gridi alla “demolizione della Rai” quando vengono promossi – salvo in un caso – direttori e manager tutti con una lunga esperienza dell’azienda di servizio pubblico.
Nella foga del gridare all’occupazione, Schlein &C non si accorgono che la realtà è assai diversa, come ricordato dal sempre attentissimo Marco Zonetti su Dagospia: “L’area dem, a conti fatti, mantiene ben nove poltrone con Mario Orfeo al Tg3, Stefano Coletta alla Distribuzione, Simona Sala a Radio2, Silvia Calandrelli a Rai Cultura, Paolo Del Brocco Ad Rai Cinema e la moglie Paola Marchesini capostaff dell’Ad Rai Sergio, Maria Pia Ammirati a Rai Fiction, Luca Milano a Rai Kids, Elena Capparelli a RaiPlay e Digitale. Aggiungiamoci le tre assegnate al M5s come Claudia Mazzola alla presidenza di RaiCom, Adriano De Maio alla direzione Cinema e Serie Tv e Giuseppe Carboni a Rai Parlamento – e avremo ben dodici poltrone affidate all’area di Centrosinistra, contro le quindici assegnate oggi all’area di Centrodestra, fra le quali contiamo la carica di Ad di RaiCom a Sergio Santo che proveniva in passato dall’area dem-renziana”.
Resta il fatto, aggiungo io, che i più ricchi centri potere che distribuiscono appalti milionari alle case di produzione come Rai Fiction e Rai Cinema restano in mano alla sinistra, come anche Rai Kids e Rai Cultura: una cospicua porzione di Rai che costituisce una parte fondamentale delle attività di un servizio pubblico per i suoi effetti sul comune sentire. Settori, invece, in cui c’è un enorme bisogno di cambiamento, con l’abbandono dell’imperante pensiero unico relativista e della cultura woke da cui sono pervasi.
L’impressione è quindi che, a dispetto degli allarmi della Schlein, non ci sia stata alcuna spallata, in attesa di una riflessione strategica più profonda da affrontare inevitabilmente con la dovuta calma.
Davvero stridenti in questo contesto le dimissioni di Lucia Annunziata, cui era stato confermato il programma, “perché non ci sono le condizioni”. Davvero triste epilogo di carriera per un’affermata professionista, alla ricerca di un martirio del tutto ingiustificato.
Da ultimo, è parso pure incomprensibile il voto contrario della Presidente Marinella Soldi per la questione della parità di genere, in questo frangente non così rilevante: questa storia del cosiddetto pPesidente di garanzia, poi, si è dimostrato un escamotage fallimentare, e proprio per la parità di genere, visto che è difficile capire il valore aggiunto dato in quel ruolo da Tarantola, Soldi e dalla stessa Annunziata.
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