Sono iniziati i funerali del generale iraniano Soleimani. In quel di Baghdad migliaia di iracheni si sono ritrovati per dare un ultimo saluto al leader militare, al grido “morte all’America”. Il corteo è sfilato fra le vie del distretto di Kazimiya, con le due bare, quella di Soleimani e quella del suo principale luogotenente in Iraq, Abu Mehdi al-Mouhandis, portate dai fedeli. Al termine del corteo il popolo si ritroverà nella zona verde di Baghdad, dove si terrà un funerale nazionale ufficiale alla presenza di numerosi leader iracheni. A seguito della cerimonia, i resti del generale ucciso a seguito del raid Usa, verranno portati in Iran. Intanto si registra un altro attacco Usa in Iraq, a nord della capitale. Ucciso un comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare (Hashd al Shaabi), come riferito dai media locali e confermato dal Pentagono. A morire sarebbe Shibl al Zaidi, leader delle Brigate Imam Ali, una milizia allineata con l’Iran, come scrive Repubblica. Uccisi anche il fratello e cinque guardie del corpo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SOLEIMANI, I COMMENTI DELLA FARNESINA E DI MIKE POMPEO
Mentre in Italia dalla Farnesina arriva una nota in cui si esprime preoccupazione per la possibile escalation tra USA e Iran a seguito del raid missilistico che in quel di Baghdad (Iraq) ha portato alla morte del generale Qasem Soleimani, uno degli uomini più vicini all’ayatollah Khamenei, emergono intanto nuovi dettagli a proposito di un blitz che l’intelligence a stelle e strisce aveva preparato da tempo ma che ha ricevuto solo all’ultimo l’ok da parte di Donald Trump visto alcune contingenze favorevoli che si erano create e la sottovalutazione del rischio personale da parte dello stesso Soleimani. L’operazione, oggi stigmatizzata pur con cautela da parte di molti capi di Stato che temono un cambio di passo da parte della Casa Bianca dopo i segnali distensivi lanciati nelle ultime settimane dallo stesso Presidente USA, indica come Trump abbia deciso di ascoltare i suggerimenti dei “falchi” della sua amministrazione, senza tenere conto delle possibili ripercussioni sul personale diplomatico, i funzionari e altri uomini che gli States hanno in giro per il mondo, come ha ricordato nelle ultime ore la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi. Se questo blitz segnerà una nuova strategia nel 2020 per l’amministrazione Trump, anche in vista delle Presidenziali, è tutto da vedere ma a Washington pare sempre più nutrito il fronte di coloro che vorrebbero andare a uno scontro frontale con Teheran, mentre dall’altro lato le massime istituzioni iraniane forse hanno sottovalutato The Donald e pensato che i suoi continui tweet sarebbero rimasti solo a livello di annunci. Così non è stato e questo attacco sferrato simbolicamente ai primi di gennaio è un segnale da cogliere. (agg. di R. G. Flore)
FARNESINA, “SITUAZIONE PREOCCUPANTE”
La situazione in Iraq dopo l’uccisione di Soleimani è molto preoccupante: a confermarlo è la Farnesina, che ha diramato una nota dopo lo scontro totale tra Usa e Iran. Il ministero degli Esteri ha spiegato: «L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità. Nuovi focolai di tensione non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento». Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa, ha commentato all’Ansa: «Non c’è dubbio che di fronte a questa azione l’Iran dovrà reagire, non può perdere la faccia. In che modo? Non lo sappiamo, ma è chiaro che l’Italia è particolarmente esposta». Queste, invece, le parole di Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica: «Gli Usa con l’uccisione del generale Quasem Soleimani hanno colpito un’icona. E’ un’ulteriore dissennata destabilizzazione dagli esiti incerti, senza apparente logica». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SOLEIMANI UCCISO, PROTESTE IN IRAN: “MORTE ALL’AMERICA”
Emergono nuovi dettagli nelle ultime ore a proposito del clamoroso raid che in quel di Baghdad, in Iraq, ha ucciso il celebre generale Qasem Soleimani, 62enne capo delle Guardie della Rivoluzione e uno degli uomini di maggior fiducia di Khamenei: in un’azione decisa in pochi minuti, dopo essere stata pianificata a lungo, al fine di sfruttare una contingenza favorevole che si era venuta a creare, le forze statunitensi grazie anche all’ausilio di un drone e a un errore di sottovalutazione dello stesso Soleimani che evidentemente si sentiva al sicuro, hanno colpito i due veicoli su cui viaggiava il generale e la sua scorta con due missili. E la sua morte ha colto di sorpresa non solo l’ayatollah e massima guida spirituale ma anche tutto il Paese che ha visto già andare in scena, specie nella capitale Teheran, le consuete manifestazioni da parte di migliaia di persone che gridavano vendetta e promettevano la morte al “diavolo americano”: lo stesso Khamenei, addolorato per la perdita, ha subito tenuto un discorso in cui non si è limitato ad attaccare Donald Trump e “l’asse del male” rappresentato dagli USA ma ha promesso ritorsioni e ora il timore che avanzano molti opinionisti è che stavolta l’escalation della tensione tra i due Paesi possa toccare vette raramente raggiunte negli ultimi anni. (agg. di R. G. Flore)
KHAMENEI ATTACCA: “ORA COLPIREMO NOI”
Botta e risposta tra Donald Trump e Ali Khamenei dopo l’uccisione del generale Soleimani. Appena due giorni fa la guida suprema dell’Iran aveva replicato così alle accuse del presidente americano sul coinvolgimento nell’assedio all’ambasciata Usa a Baghdad: «Se la Repubblica islamica decide di combattere, lo farà in modo inequivocabile. Non cerchiamo le guerre, ma difendiamo con forza gli interessi, la dignità e la gloria della nazione iraniana. Se qualcuno li minaccia, ci confronteremo senza esitazione e lo colpiremo», le parole riportate da Repubblica. E sulla morte di Soleimani è giunto il commento di Mike Pompeo, segretario statunitense: «Abbiamo salvato vite americane, decine se non centinaia», dato che il generale sarebbe stato alla guida di imminenti attacchi. Netta la presa di posizione di Matteo Salvini: «Donne e uomini liberi devono ringraziare il presidente Trump e la democrazia americana per aver eliminato Soleimani, uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SOLEIMANI UCCISO, CRITICHE A TRUMP: “ATTO PROVOCATORIO”
Mentre le compagnie petrolifere straniere presenti a Bassora, hanno ordinato l’evacuazione di decine di dipendenti, arrivano le reazioni politiche all’ordine di Trump di fare fuoco sul generale iraniano Soleimani. Joe Biden, democratico candidato alla Casa Bianca per il 2020, ha spiegato: “Donald Trump ha gettato dinamite in una polveriera. Nessun americano piangerà la morte – ha aggiunto – Qassem Soleimani meritava di essere consegnato alla giustizia per i suoi crimini contro le truppe americane. Il presidente – ha proseguito – deve al popolo americano una spiegazione sulla strategia. L’Iran risponderà sicuramente, potremmo essere sull’orlo di un grande conflitto in Medio Oriente, l’amministrazione Trump non ha la necessaria visione a lungo termine”. Parole di fuoco anche da parte di Nancy Pelosi, la nemica numero uno del presidente: “Un atto provocatorio e sproporzionato che rischia di provocare una pericolosa ulteriore escalation di violenza, fino al punto di non ritorno”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SOLEIMANI UCCISO DA RAID USA: CITTADINI AMERICANI INVITATI A LASCIARE L’IRAQ
A seguito dell’uccisione del generale iraniano Soleimani, l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad ha invitato i cittadini americani a lasciare “immediatamente” l’Iraq, raggiungendo altri paesi «per via aerea dove possibile», o eventualmente via terra. Chiaro come le autorità Usa temano delle rappresaglie nei confronti dei propri cittadini, di conseguenza è meglio abbandonare fin da subito l’Iraq per evitare il peggio. Sulla vicenda si è intanto espresso la guida suprema iraniana Ali Khamenei, che ha commentato così l’episodio: «Una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani. Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa». Così invece il presidente dell’Iran, Hassan Rohani: «Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani». Nelle ultime ore Naftal Bennett, ministro della difesa israeliano, si è consultato con il capo di Stato maggiore generale Aviv Kochavi, per valutare eventuali ripercussioni nei confronti di Israele. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RAID USA A BAGHDAD, UCCISO IL GENERALE IRAN SOLEIMANI
Gli Stati Uniti hanno ucciso a seguito di un raid il generale iraniano Qasem Soleimani (clicca qui per scoprire chi era), considerato uno degli uomini chiave del regime di Teheran. Come riferiscono all’unanimità gli organi di informazione italiani e stranieri, attorno alla mezzanotte di ieri, alcuni missili hanno distrutto un convoglio delle Pmu, le Forze di mobilitazione popolare irachene, che stavano accompagnando all’aeroporto una delegazione dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran. Tra le vittime anche il leader delle stesse Pm, Abu Mahdi Al-Muhandis, colui che lo scorso 30 dicembre aveva aizzato la folla ad assaltare l’ambasciata iraquena degli Stati Uniti, tentativo poi sventato dai militari. Come detto sopra, nel bombardamento è rimasto ucciso il generale Soleimani, ed ora i due paesi sono realmente sull’orlo di una guerra, anche perchè l’ordine di fare fuoco è giunto direttamente dal presidente Donald Trump.
QASEM SOLEIMANI UCCISO: ATTESA REPLICA DI TEHERAN
Più volte Soleimani era riuscito a sfuggire ai tentativi di ucciderlo o catturarlo, e l’ultimo andato male era giunto soltanto poche settimane fa. Inizialmente il raid di poche ore fa sembrava fosse un’operazione secondaria, ma con gli aggiornamenti sempre più frequenti, si è capito che in realtà si trattava di un vero e proprio blitz con l’obiettivo di colpire qualcuno di importante, notizia poi confermata anche dal Pentagono. Proprio nella giornata di mercoledì, 1 gennaio 2020, il capo del Pentagono, Mark Esper, era uscito allo scoperto minacciando “azioni preventive” qualora gli Usa avessero rilevato “altri comportamenti offensivi da parte di questi gruppi, che sono tutti sostenuti, diretti e finanziati dall’Iran”. A questo punto si attende la replica di Teheran, e sono molti convinti che sarà durissima, senza precedenti, come del resto è stato il raid Usa in tempo di pace. L’uccisione del generale Soleimani è uno smacco troppo grande per l’Iran. “Il martire sarà vendicato con tutta la forza”, sono le parole, da brividi, di Mohsen Rezai, fondatore dei Guardiani della Rivoluzione.