Ricorre oggi il centenario della nascita di Raimondo Vianello. Romano con ascendenze venete da parte di padre e marchigiane – e nobili – da parte di madre, Raimondo Vianello è uno dei pochi attori italiani ad aver calcato con successo tutti e tre i palchi dello spettacolo leggero: televisione, teatro di rivista e cinema.
Dopo la laurea in giurisprudenza, mai utilizzata professionalmente, con la fine della guerra dà vita insieme al fratello Roberto a una società sportiva. È anche atleta praticante e calciatore di terza categoria, tanto bravo da essere richiesto dal Palermo, che allora militava in serie B. Ma Raimondo Vianello ha altre mire per il proprio futuro. Alto, biondo e dal portamento elegante quanto segaligno, si rende conto di avere caratteristiche fisiche peculiari, quasi da lord inglese, spendibili in campo artistico e recitativo. E infatti l’esordio come attore nella rivista di satira Cantachiaro n. 2 di Garinei e Giovannini, nella quale interpretava un ufficiale americano, lo deve a queste. Ha così inizi una carriera tra le più longeve ed eclettiche dello spettacolo italiano.
Sempre nel teatro di rivista, tra la fine dei Quaranta e il 1950, recita con maestri del genere quali Wanda Osiris, Carlo Dapporto e Gino Bramieri. Al cinema viene notato da Mario Mattoli, regista di genere comico-commedia, che lo fa esordire nel 1946 (con Partenza Ore 7). Lui e altri lo utilizzeranno poi in tante altre produzioni, sempre come caratterista al fianco di star del calibro di Totò, Virna Lisi, Franchi & Ingrassia, Walter Chiari.
Nel 1951 fa il primo dei due incontri fondamentali della sua vita artistica (e non), quello con Ugo Tognazzi. Insieme formeranno il duo comico principe della tv italiana dei primi anni, dalla sua nascita nel 1954 fino al fatidico 25 giugno del 1959. Quella sera, nel programma cult Un due tre, i due misero in scena un piccolo scherzo, creduto innocuo dai medesimi, che parodiava quanto accaduto la sera prima alla Scala di Milano, quando il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi cadde a terra mancando la sedia accanto a quella di Charles Da Gaulle, ospite d’onore. Apriti cielo! Tognazzi e Raimondo Vianello vennero allontanati dalla Rai e il programma venne chiuso. Episodio che decretò, in concomitanza con l’ascesa di Tognazzi al cinema, la fine del loro sodalizio artistico.
Nel frattempo, nel 1958, Raimondo Vianello faceva l’altro incontro fondamentale, quello con l’attrice milanese Sandra Mondaini, sposata nel maggio del 1962, con la quale inaugurò anche un sodalizio artistico che durerà per almeno cinquant’anni.
Rientrato in Rai nel 1961 con Studio Uno a fianco della Mondaini (non prima di essersi giocato un altro anno di allontanamento solo per il gusto della battuta dissacrante: a un dirigente che chiedeva se avessero – con Tognazzi – pronto qualche sketch per la nuova stagione, rispose “abbiamo una cosa sul Papa”), vi sarebbe rimasto per lungo tempo. Con la moglie e attrice scrisse, presentò e interpretò diversi show di varietà in prima serata, tutti di grande successo. Da Il Giocondo del 1963 fino a Stasera Niente di Nuovo del 1981, passando per Tante Scure (1974), forse il più azzeccato.
Lasciata la Rai nel 1982, il duo Mondaini- Raimondo Vianello proseguì la propria strada artistica nel campo del varietà di intrattenimento in Mediaset, soprattutto con la sit-com Casa Vianello, andata in onda dal 1988 al 2007. Le loro ultime apparizioni risalgono al 2008 nella sit-com Crociera Vianello, spin-off della predetta.
Il sintetico resoconto della sua carriera qui tracciato vuole rammentarci principalmente una cosa: Raimondo Vianello fa parte di quei volti tv familiari a chiunque, entrato nel nostro DNA cultural-popolare con grande intelligenza e savoir faire, rimastoci a lungo per indubbie doti autoriali e interpretative, di taglio comico-brillante ma non solo. Indimenticabili alcune sue caratterizzazioni, come ad esempio l’imitazione di Mario Soldati negli sketch con Tognazzi, o quelle di taglio surreale con Gianni Agus o basate sulla dialettica venere-marte con la Mondaini.
L’occasione del suo centenario è buona anche per ricordare altri personaggi dello spettacolo e della cultura nati nel 1922, anno assai prodigo di questo tipo di talenti.
Tra gli attori marcano quest’anno il centenario Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Ciccio Ingrassia su tutti. Tra i registi italiani troviamo Luciani Salce, Francesco Rosi, Carlo Lizzani e Damiano Damiani, nonché Pier Paolo Pasolini, che fu sì regista ma soprattutto intellettuale e poeta. Tra gli scrittori annoveriamo José Saramago, Jack Kerouac, Kurt Vonnegut, e il nostro geniale Beppe Fenoglio. Infine piace ricordare altri due personaggi, non esattamente del mondo dello spettacolo ma di notevole fama. Il primo è Enrico Berlinguer, segretario del PCI dal 1972 alla morte nel 1984, artefice del miglior risultato elettorale storicamente raggiunto dal suo partito, nonché uomo politico di grande passione e onestà, materiale come intellettuale.
Infine, last but not least Nils Liedholm, forte calciatore degli anni Cinquanta e poi da allenatore maestro di ironia e di stile, come anche il nostro Raimondo Vianello ha saputo essere in sessant’anni di onoratissima carriera artistica. Un’icona del Novecento televisivo italiano.
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