LA FESTA DI FINE RAMADAN CON LE DONNE IN “RECINTO”: LA DENUNCIA DEL CENTRODESTRA A ROMA
Dalla scuola chiusa alle donne musulmane in “recinto” durante la preghiera finale a Roma: quest’anno il Ramadan e la sua festa di fine digiuno appena celebrata dai fedeli musulmani con l’Eid al-Fitr ha rappresentato non poche polemiche sul fronte politico. Tutto (o quasi) ha origine con l’iniziativa della scuola di Pioltello (col plauso del Quirinale dell’Arcidiocesi, ndr) di tenere chiuse le classi per la fine del Ramadan. Nel giro di qualche settimana, lo scontro con il Governo Meloni si è fatto tale che da altre scuole e Università viene richiesto per il futuro una effettiva festa nazionale al pari di Natale e Pasqua, formalizzata dalla proposta di legge presentata in Parlamento da Aboubakar Soumahoro.
L’ultima polemica è rappresentata però da quanto avvenuto a Roma lo scorso 10 aprile con tanto di testimonianza fotografica messa a disposizione dal vicepresidente della Camera in quota FdI, Fabio Rampelli (poi rilanciata anche dalla giornalista di “Libero” Hoara Borselli sul suo profilo X); nelle immagini si vede la preghiera dei fedeli musulmani fuori dalla stazione della metro C a Mirti, periferia della Capitale. «Ci sono donne rinchiuse in un recinto», attacca Rampelli, «Gli uomini pregano, le donne invece sono discriminate, non possono pregare, ma neppure guardare gli uomini chini verso la Mecca». Immediata la presentazione di una interrogazione diretta al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere se un evento del genere sia del tutto legale: «Si potrebbe obiettare che esiste una libertà individuale, domestica, ma qui si sta a piazza dei Mirti, sul suolo della Repubblica italiana dove a nessuno dovrebbe essere consentito di violare le nostre leggi». Il politico FdI chiede dunque al Viminale se scene del genere siano legali e rilancia le parole del Presidente della Repubblica Mattarella sulla necessità delle libertà religiose nel nostro Paese e nella nostra cultura: «Totale condivisione delle parole pronunciate dal presidente [..,] Qui però si tratta di una violazione inaccettabile della parità tra uomo e donna, principio per noi non negoziabile», conclude il vicepresidente della Camera.
LE DONNE, IL RAMADAN E IL “SILENZIO” DELLE FEMMINISTE
Stamane è il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini a rilanciare la polemica sulle donne nel “recinto” per la festa del Ramadan, in modo da non vedere gli uomini musulmani che pregano: con un post sui social, il Ministro delle Infrastrutture impegnato a Milano con il G7 dei Trasporti denuncia «Allucinante. Altro che “tolleranza”, non possiamo accettare – in Italia e in Europa – stili di vita contro i diritti e le libertà delle donne. P.s. Cosa diranno a sinistra?».
E il tema è anche appunto il “silenzio” di queste ore dallo scoppio della polemica sull’asse Pd-sindacati-femministe che sul tema del rispetto delle donne – giustamente – si battono per una società sempre più giusta e libera: come ha spiegato in una lunga intervista al “Tempo” l’avvocatessa Annamaria Bernardini De Pace, «Dove sono la Boldrini e l’associazione Non Una di Meno? Ci sono donne chiuse in un recinto come oche e nessuna di loro proferisce parola». Secondo l’esperta di diritto familiare, il problema legato alle immagini viste durante il Ramadan a Roma non è affatto una questione “religiosa”: «persone che vengono in Italia e non si vogliono integrare alle leggi, alle abitudini, agli usi, alle correttezze del nostro Paese. Mettere le donne chiuse in una gabbia, come galline, significa disprezzare la femminilità». Dall’università alla festa nazionale, dalle scuole chiuse al “recinto” visto mercoledì: il tema non è dunque la festa legittima di fine Ramadan, ma un’integrazione sensata e laica con le leggi e la cultura del Paese ospitante.