Federico Rampini, firma del Corriere della Sera nonché autore del libro “Suicidio Occidentale”, ha parlato della guerra in Ucraina e dei rapporti internazionali tra i Paesi coinvolti nel corso di una intervista a Libero Quotidiano. Il giornalista ha sottolineato come ormai da tempo l’Europa sia rappresentata come “una civiltà decadente, un malato terminale incapace di reagire e risollevarsi” dalla Russia, nonché adesso anche dalla Cina sua alleata. “Per loro non abbiamo valori da proporre al resto del mondo, solo tante colpe e tanta arroganza. Ma è più grave che mezzo Occidente sia d’accordo con loro”, ha sottolineato.
Le motivazioni sono da ricondurre ai legami con gli Stati Uniti. “Abbiamo al nostro interno correnti culturali e politiche che descrivono l’America come l’Impero del Male, l’unica vera potenza imperialista, l’unica che ha il Dna dell’aggressione, l’unica ad aver saccheggiato il pianeta e oppresso gli altri popoli”. Le radici di quest’odio nei confronti degli Usa sono piuttosto antiche, tanto da ritrovarsi sia nel cattolicesimo sia nella sinistra socialcomunista. “Negli anni Sessanta e Settanta molti intellettuali e giovani consideravano l’Urss o la Cina di Mao come un male minore rispetto al vero demonio che era l’America, hanno pensato che la prima guerra fredda dovevano vincerla gli altri”.
Rampini: “Europa è autodistruttiva”. La guerra e l’Occidente contro Russia-Cina
Federico Rampini, nel definire l’Europa “autodistruttiva”, ha sottolineato a Il Fatto Quotidiano come gli Stati Uniti lo siano meno sotto un determinato punto di vista. “L’Europa si è cullata nell’illusione di diventare la prima superpotenza erbivora della storia umana, rispettata dagli altri per la sua bontà. Ha cancellato il ruolo della forza e della difesa”. Un qualcosa che gli Usa invece non hanno fatto.
È anche per questo motivo che, secondo il giornalista, l’America avrebbe potuto agire diversamente per quello che concerne la guerra in Ucraina. “Putin la pianifica dal 2008, quando invase la Georgia. Poteva essere evitata usando l’unico linguaggio che lui capisce, la forza. Se Biden non avesse detto subito che escludeva l’invio di truppe, se Biden non avesse rifiutato a priori la no-fly zone, se non avesse offerto a Zelensky la fuga in esilio, se al contrario avesse detto ciò che ora dice su Taiwan e cioè che l’America interverrebbe a difenderla da un’invasione cinese; allora è verosimile che Putin si sarebbe fermato. La Nato è forte se vuole”, ha sottolineato. E conclude con una metafora: “Un pugile che si rifiuta di salire sul ring e si lega le mani dietro la schiena non incute timore all’avversario”.