Di “de profundis” o “requiem” della Sinistra in Italia se ne sono visti parecchi in questi anni: da Renzi a D’Alema, da Bersani a Zingaretti, in tanti hanno imputati agli ultimi leader visti in sella al Centrosinistra la responsabilità di aver portato ai minimi storici la presenza e fiducia del popolo italiano nei valori della Sinistra. Però quasi mai si è entrati nelle vere pieghe della “crisi” che hanno portato al paradosso storico, ovvero la Sinistra con i poteri forti e il popolo dall’esatta parte opposta: ecco che Federico Rampini, scrittore, inviato di Repubblica dagli Usa e saggista amante del mondo liberal americano nel suo ultimo libro coglie forse finalmente il segno. Nel suo “La notte della sinistra” edito in questi giorni da Mondadori Rampini attacca a testa bassa la sinistra in Italia, rea di aver difeso troppo i migranti dimenticandosi dei poveri italiani. Non è Salvini o Giorgetti a parlare, ma è uno dei giornalisti più stimati nella narrazione anti-trump e anti-sovranismo: «il vezzo di una sinistra intellettualmente pigra, non avendo idee forti da proporre, ci si rifugia in automatico nella vecchia retorica», spiega a La Verità lo stesso Federico Rampini.
RAMPINI CELEBRA IL “DE PROFUNDIS” DELLA SINISTRA
Non è d’accordo con la politica dei porti chiusi di Salvini e Trump ma non per i “soliti” motivi addotti dai democratici: «è marginale rispetto al problema, questo è il punto» spiega Rampini anche nel suo libro, «Ogni Paese ha il diritto di stabilire le regole di accesso e di appartenenza alla propria comunità nazionale, pena la diffusione di un senso di smarrimento e insicurezza. Sono i migranti stessi a sconfessare l’ideologia no border» attacca il giornalista che definisce l’Italia multietnica una mera «banalità». Lo stesso editorialista di Repubblica prevede che l’accoglienza indiscriminata non farà il bene di nessuno, dell’Italia, dei migranti e della stessa sinistra: «Da quando in qua la paura è una cosa di destra, anticamera del fascismo? Deve vergognarsi chi teme di diventare più povero? Chi patisce l’ insicurezza di un quartiere abbandonato dallo Stato?». Attacchi a Juncker, Macron, al “terrore da fascismo” alimentato dai media mainstream (lo stesso per cui scrive, tra l’altro..), la troppa accoglienza e l’abbandono delle classi sociali povere: insomma, leggere Rampini sembra vedere un spin doctor di Salvini e invece è il suo esatto nemico che però comprendere le tematiche della Lega e non le demonizza come la gran parte della cultura liberal. Questo genera discussione, questo genera confronto e si spera crescita: demonizzare l’altro, in fin dei conti ha ragione Rampini, non serve a niente.