Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituito di ricerca Mario Negri, e Rino Rappuoli, direttore della Fondazione Biotecnopopolo, non hanno dubbi: la pandemia deve essere da insegnamento per la sanità pubblica. Protagonisti del convegno Unicoop a Firenze, i due hanno parlato di riforma della sanità, vaccini ma anche antiobiotico-resistenza. 



“Quanto accaduto non è bastato per capire che prevenire le pandemie è una questione di sanità pubblica ma anche di cultura: richiede persone che si occupino per tutto il giorno di questo, non solo quando c’è l’emergenza”, spiega Remuzzi. A fargli eco anche Rappuoli: “La lezione che dovremmo aver imparato è che per attivarci non dobbiamo aspettare che le cose accadano: le dobbiamo prevenire”.



Remuzzi: “Piano pandemico non è fondamentale”

Cosa è mancato nella gestione della pandemia da Covid-19? “Si è discusso a lungo sul fatto che all’inizio ci fosse o meno un piano pandemico, ma in effetti non sarebbe cambiato niente” spiega Remuzzi. Infatti, “Il piano si basava sulla vaccinazione ma quando è arrivato il virus, non esisteva vaccino. Per l’influenza si prevedevano mascherine negli ospedali, non per tutti. Non erano previsti il distanziamento o la chiusura delle scuole. Insomma, il tema non è avere un piano pandemico per qualcosa che non esiste. Occorrono piuttosto una cultura che si mantenga viva anche con esercitazioni, un’attenzione alla prevenzione”.



Oggi, invece, “Servono vaccini più adeguati a questa fase”, secondo Rappuoli. “All’inizio la pandemia stava uccidendo le persone e così i vaccini li abbiamo elaborati velocemente. Ora abbiamo bisogno di vaccini che riducano la circolazione del virus”. Attenzione però ad un altro tipo di pandemia: l’antibiotico-resistenza. “È un problema che c’è già oggi. Ci sono tantissimi batteri che non riusciamo più a curare. Abbiamo bisogno di nuovi antibiotici ma soprattutto di soluzioni alternative che arriveranno con vaccini, monoclonali e altre tecnologie”, spiega ancora l’esperto. Remuzzi è d’accordo.