Sarà Rancore, pseudonimo di Tarek Iurcich, uno dei protagonisti della puntata di stasera di Ogni cosa è illuminata, il programma di Rai 3 condotto da Camila Raznovich. Il tema scelto è il “domani”, e Rancore è lì in quanto rappresentante di quel “rap futuristico” (così lo chiamava Fabri Fibra) che probabilmente gli farà da colonna sonora. Il suo stile è moderno per definizione, nonostante il rap non sia più un genere nuovo. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, negli ultimi tempi è stato ampiamente soppiantato dalla trap. Però Rancore è uno di quei rapper che non cadranno nel dimenticatoio (anche perché la sua carriera è appena decollata). L’apice del successo l’ha toccato proprio qualche mese fa, quando – su invito di Daniele Silvestri – ha calcato per la prima volta il palco dell’Ariston. Complici le parti parlate, il pezzo si è distinto per ritmica e intensità, le stesse caratteristiche che gli hanno fatto vincere il Premio della Critica, il Premio della Sala Stampa Lucio Dalla e il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Il brano Argentovivo, realizzato con la partecipazione di Manuel Agnelli, si è poi classificato sesto.
Rancore, la carriera: gli esordi
Finora si è parlato della sua musica come di “semplice” rap; la verità è che Rancore canta un rap “ermetico”. È così che ama definirlo, per differenziarsi dalla mischia che – spesso e volentieri – annovera al suo interno di tutto e di più. Rancore è più originale, più nuovo; i suoi lavori sono particolari e ricchi di introspezione. La critica lo incorona come uno dei migliori della scena hip hop italiana, che in effetti frequenta fin dai primissimi anni della sua carriera. Iurcich ha debuttato al Phat di Roma, una manifestazione di improvvisazione dove eseguiva, ogni settimana, i primi freestyle e i primi incisi. Con Andy, suo compagno di avventure del periodo romano, ha registrato la canzone di esordio Tufello talenti. Il nome d’arte, originariamente, era Lirike Taglienti; il suo vero nome, Tarek Iurcich, è frutto dell’incontro di suo padre croato e sua madre egiziana.
L’ultimo lavoro di Rancore
È importante parlare del percorso di Rancore sin dagli esordi, perché – in fondo in fondo – Tarek è ancora quel 14enne un po’ impaurito e un po’ spaesato che si affaccia per la prima volta nella giungla musicale. Adolescenza e infanzia sono il filo conduttore della sua discografia, come spiega in un’intervista a Cheap Sound rilasciata all’indomani dell’uscita del suo ultimo album. Che – non a caso – s’intitola proprio Musica per bambini: “È il punto focale di tutto. Prima mi sono mostrato bambino con Segui me, poi ho detto: ‘Questo bambino sta vivendo un incubo’. Ha alzato gli occhi e visto un mondo grande, adulto, che non lo comprende e parla una lingua sconosciuta. Inizia allora a raccontare l’incubo, paure e speranze. Nonostante sia piccolo, le speranze già non sono più tantissime. Musica per bambini: è forte l’ossimoro. A differenza del titolo, la musica all’interno non è assolutamente per bambini”. Forse, in effetti, è pensata più per un adulto che si propone di capire e rapportarsi con un bambino. Musica di denuncia, anche, ma fatta con una vocina talmente flebile, sottile e innocente che quasi stentiamo a sentirla. Ma prima o poi emergerà.