Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, avrebbe provato a difendere il ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex premier Massimo D’Alema. Avrebbe provato a proteggerli dalle osservazioni con cui il report Oms evidenziava le lacune dell’Italia nella gestione della pandemia Covid. È la vicenda che vede protagonista il ricercatore Francesco Zambon, il cui studio sulla risposta italiana all’emergenza da cui è emerso che l’Italia non aveva un piano pandemico aggiornato. Report che è stato ritirato dall’Oms dopo la sua pubblicazione. Ma cosa c’entra D’Alema in questa vicenda, non avendo alcun ruolo nel Governo Conte II? Il nome di colui che è uno dei fondatori del movimento politico Articolo Uno, di cui Speranza è segretario, è entrato agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo, ma non come indagato. Lo rivela L’Espresso, che tra l’altro ha avuto modo di visionare alcuni rapporti interni alla sede centrale dell’Oms a Ginevra che non rientrano però nell’inchiesta giudiziaria. Ranieri Guerra ha incontrato Massimo D’Alema, il consigliere diplomatico dell’allora premier Giuseppe Conte, l’ambasciatore Pietro Benassi, che ha poi ricevuto l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti nelle ultime settimane di maggioranza Pd-M5s. Uno degli aspetti curiosi di questa vicenda è che Ranieri Guerra, muovendosi per conto di Tedros Ghebreyesus, abbia avuto degli incontri con D’Alema e Benassi nonostante non avessero alcuna competenza sanitaria.



GLI INCONTRI DI RANIERI GUERRA

Secondo quanto riportato da L’Espresso, Ranieri Guerra avrebbe rivelato al quartier generale di Ginevra di aver perfino definito i discorsi del premier Conte e del ministro Speranza che hanno pronunciati davanti all’Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2020. L’accusa è pesante: “Il direttore generale dell’Oms non stava più tutelando la salute degli abitanti del pianeta: piuttosto, attraverso il suo inviato in Italia, difendeva il suo posto”. La questione si fa più complessa quando si passa al ministro Roberto Speranza, “che, attraverso Massimo D’Alema, godeva della piena fiducia della dittatura comunista cinese, a sua volta sponsor globale del direttore generale dell’Oms”. La tesi dell’Espresso è che le eventuali dimissioni di Speranza rischiavano di essere considerate dagli oppositori di Tedros come un’ammissione di responsabilità, aprendo una resa dei conti nell’Oms. In un report scritto in inglese per Tedros Ghebreyesus della tarda primavera 2020 Ranieri Guerra parlò di Massimo D’Alema. “Ho discusso in merito al suo influente supporto all’Oms, nel mobilitare e sostenere la causa con gli sherpa per la presidenza italiana del G20-2021”. E precisa i suoi incontri. Quelli, ad esempio, con il presidente della Camera Roberto Fico e il capo di gabinetto del ministro degli Esteri. “L’ambasciatore Benassi ha presentato Raffaella Valentini del suo staff come contatto informale per futuri colloqui”, scriveva nel rapporto di luglio. La “sorveglianza” dell’Oms sul governo di Conte e sul ministro Speranza è confermata, secondo l’Espresso, anche da una e-mail che è stata da tempo acquisita dalla Procura di Bergamo, che sta indagando sul mancato contenimento dell’epidemia nella provincia bergamasca durante la prima ondata.



D’ALEMA E L’OMBRA DELLA CINA

Uno degli atout di Speranza è stato sempre il potersi riferire a Oms come consapevole foglia di fico per certe decisioni impopolari e criticate da vari soggetti”, scriveva Ranieri Guerra a Francesco Zambon a maggio 2020. Non mancò il riferimento al programma Report, che aveva acceso i riflettori sulla vicenda della gestione della pandemia, del report Oms e del mancato aggiornamento del piano pandemico. “Se hai visto Report, forse avrai notato che il bersaglio principale Tedros ha me come corollario (ma solo perché ho rifiutato di prestare voce all’attacco contro di lui e non ho fatto i nomi dei miei fallimentari colleghi che dal 2018 a oggi hanno finito di distruggere la prevenzione), ma ha anche incluso D’Alema e Speranza, di striscio ma in maniera significativa”. Ritorna, dunque, la domanda: cosa c’entra Massimo D’Alema in tutta questa intricata vicenda? L’Espresso spiega che è l’unico presidente onorario non cinese di una associazione di Pechino influente, la Silk Road Cities Alliance, che sostiene “la penetrazione degli interessi del regime comunista lungo la Via della seta”. Oltre a lui, tra i presidenti onorari c’è Zhang Wenkang, ex ministro della Sanità cinese noto per aver nascosto la prima pandemia di coronavirus nel 2003. Al giornalista Fabrizio Gatti, che su L’Espresso ha firmato l’inchiesta giornalistica, non appare casuale il fatto che in una recente intervista a New China Tv l’ex premier Massimo D’Alema abbia celebrato il Partito comunista cinese, dimenticando bugie e censure sulla pandemia, la repressione delle libertà a Hong Kong, il trattamento subito dagli oppositori e i cittadini arrestati e rieducati forzatamente.

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