Al centro delle polemiche per il caso del dossier Oms pubblicato e ritirato dopo 24 ore, Ranieri Guerra ha raccontato la sua versione ai microfoni di Repubblica. Il direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità è indagato per false dichiarazioni a Bergamo ed ha detto la sua: «Non ho saputo niente della versione finale e della pubblicazione. Alle 19.30 del 13 maggio Zambon mi comunica via mail, mettendo in copia Hans Kluge, che era sul sito».
Ranieri Guerra ha evidenziato che non è vero che l’Oms ha detto l’ok alla pubblicazione, sottolineando che dai verbali della seduta valutativa emerge la richiesta dell’ufficio legale di Ginevra di verificare alcuni punti prima di esprimere il parere definitivo, «che, a quanto ne so, non è stato concesso». Il direttore vicario dell’Oms ha ribadito che le trenta correzioni proposte erano legate all’esigenza di migliorare la qualità e correggere parti errate o giudizi soggettivi: «Zambon accetta alcune correzioni, ma ne inserisce un altro centinaio».
RANIERI GUERRA E IL REPORT OMS
Ranieri Guerra, capo della Prevenzione del Ministero della Salute dal 2014 al 2017, è poi tornato sul mancato aggiornamento del piano pandemico, spiegando aver iniziato a mettere mano al Piano anti-influenzale «dato che nel frattempo si stavano generando le linee guida Oms, poi pubblicate nel biennio 2017-2018»: «Avevo lasciato una memoria alla ministra Lorenzin, che venne discussa brevemente con il Gabinetto. Il commento fu che non esisteva copertura finanziaria». Tornando al report Oms, Ranieri Guerra ha messo in risalto di non aver mai fatto pressioni per chiederne la rimozione, considerando che molte delle sue correzioni erano state adottate: «Nella chat con Brusaferro dico il contrario? Pezzi di chat incompleti e decontestualizzati nulla dicono rispetto alla verità, oggi documentalmente provata, su chi lo ha fatto ritirare. Ho spiegato al direttore generale Oms Tedros e a Kluge che il testo era stato pubblicato senza preavviso. Speranza aveva approvato l’indice e la copertina. Non è possibile pubblicare un testo del genere senza neppure comunicarlo all’autorità nazionale».