Un gruppo tutto made in Italy, TH Resorts, conquista il primo posto nel “ranking by size” (le classifiche per dimensione) dell’ultimo rapporto (il nono) “Hotels & Chains in Italy” (alberghi e catene alberghiere) elaborato da Horwath HTL (leader mondiale nella consulenza nel settore hotel e turismo leisure, con 52 sedi in 38 Paesi), l’unico censimento completo sulle catene alberghiere in Italia.



Si parte da una premessa: secondo Eurostat, nel 2020 l’Italia è salita al terzo posto nella classifica degli arrivi alberghieri, subito dopo Germania e Francia, superando così la Spagna con circa 3 milioni di arrivi in ​​più. Rispetto ai dati del 2019, le maggiori città d’arte sono ancora le più colpite dalla pandemia: in particolare, Roma e Venezia risultano sotto media nazionale (-28,2%), rispettivamente con -62,6% e -39%. Molti centri di ricerca internazionali hanno sottolineato che è prevedibile una ripartenza completa nel 2024. 



Nonostante questo calo generale, l’enorme potenziale del turismo nel Belpaese rende la penisola ancora molto appetibile per gli operatori internazionali. “Sebbene lungi da una piena guarigione della guarigione del settore – dice Zoran Bacic, socio anziano e ad di Horwath HTL Italia -, nel 2021 il settore dell’ospitalità ha visto i primi incoraggianti segnali di ripresa e speriamo di osservare ulteriori cambiamenti positivi nei prossimi anni”.

Il 2020, anno in cui è iniziata la pandemia, è stato caratterizzato da forti cambiamenti nei flussi turistici: l’Italia è riuscita a guadagnare una posizione nella classifica degli arrivi alberghieri (dal 4° posto nel 2019 al 3° nel 2020, subito dopo Germania e Francia, superando così la Spagna con circa 3 milioni di arrivi in ​​più). Nei principali Paesi europei la componente domestica è cresciuta notevolmente a spese di quella internazionale. A causa delle maggiori restrizioni poste in essere dai Governi ai viaggi transfrontalieri, i turisti hanno attuato la riscoperta di località primarie e soprattutto secondarie nel proprio Paese di origine. La maggiore spinta di turisti domestici si è registrata in Spagna (+20% sul 2019), seguita da Italia e Paesi Bassi (+19,2% ciascuno). L’Italia, il secondo calo complessivo più importante (-45,4%), ha registrato risultati simili alla Francia negli arrivi sia nazionali (-18%) che internazionali (da -71% a -72%). Tra luglio e ottobre 2021 il divario si è notevolmente ridotto sia rispetto allo stesso periodo del 2019, sia tra i principali Paesi europei: da un lato Francia, Austria e Paesi Bassi con -9% e dall’altro Germania, Spagna e Italia – dal 12% al -13%. L’allentamento delle restrizioni governative e lo stato avanzato della campagna vaccinale hanno dato ai turisti una maggiore fiducia nei viaggi: in Spagna e Austria e ancor di più nei Paesi Bassi i risultati 2019 degli arrivi nazionali sono stati rispettivamente superati tra il 2% e il 3% e il 10% nel 2021. Il 2021 ha mostrato i primi incoraggianti segnali di ripresa, ma ha anche messo in luce le prime conseguenze della pandemia: l’offerta complessiva italiana è diminuita di 528 hotel, poiché gli hotel di marca hanno perso 3 proprietà. Tuttavia, si è registrato un leggero aumento della penetrazione delle catene, che ha portato a una più forte presenza di player internazionali.



Le classifiche

Nel 2021 proprio le catene di hotel hanno dimostrato di essere più resilienti rispetto allo stock alberghiero generale italiano: queste ultime strutture hanno registrato un decremento di 528 immobili, solo tre invece per le catene. Gli hotel a marchio nazionale hanno registrato una perdita maggiore rispetto alle strutture internazionali, registrando rispettivamente -15 e +26 strutture. Tuttavia, considerando gli immobili a doppia contabilizzazione, gli hotel di secondo livello (o gli immobili gestiti da operatori white label) hanno mostrato l’aumento più forte (+18,7%), dimostrando così il ruolo significativo di società terze, per lo più società domestiche, nello sviluppo delle catene alberghiere italiane. Il tasso di penetrazione delle catene alberghiere è salito al 5,4%. In termini di camere d’albergo, il tasso di penetrazione delle catene registra una leggera crescita del +1,6%, attestandosi a oltre il 17,2% sul totale stock italiano.

Nel ranking di tutte le catene alberghiere operative, il report vede al primo posto BWH Hotel Group (161 hotel per 11.751 camere), seguito da Marriott, Accor, Minor Hotel e TH Resorts (27 strutture e 5.334 camere). Nella classifica per brand, il podio è diviso da Best Western, NH Hotel e TH Resorts. Nelle classifiche riservate ai gruppi italiani, invece, il primo posto, sia per catene che per brand, è stato conquistato da TH, gruppo che si aggiudica la vetta anche nel ranking riservato alle strutture montagna/neve (9 hotel, 1.703 camere, 18,8% market share), mentre risulta al quarto posto nella classifica sun & beach.

I trend

Nel 2021 la dimensione media degli hotel di catene è rimasta pressoché stabile, arrivando a 105,9 camere, trend che conferma la continua crescita degli immobili di medie dimensioni e il predominio degli hotel domestici nel mercato, che mediamente hanno dimensioni inferiori. Gli hotel internazionali sono più grandi in tutti i segmenti (in media 119 chiavi), 19,3 camere, superiori agli hotel nazionali (99,7). Nella fascia economy la differenza tra hotel nazionali e internazionali è ancora molto marcata, non solo in termini di dimensioni, ma, di conseguenza, anche in termini di prodotto. In effetti, gli hotel di marca internazionale sono per lo più alla ricerca di grandi asset, in particolare complessi greenfield, con una capacità media di oltre 180 chiavi. La dimensione media più alta è ancora detenuta dalle proprietà di lusso con quasi 120 camere per hotel, una capacità comparabile tra i marchi nazionali e internazionali. Segue poi il segmento upper upscale & luxury con una media di 103 camere e, ancora molto indietro, il livello midscale, con 76 camere. Con una predominanza dei modelli lease (39,8%) e management contract (22,4%), nel prossimo triennio (2022-2024) saranno in cantiere 21.450 camere, di cui quasi il 50% nell’upscale. La pipeline di quest’anno evidenzia il previsto calo del modello “proprietario-operatore”, in forte calo. 

Anno dopo anno, l’interesse degli operatori internazionali nel mercato italiano si sta rafforzando: oltre il 60% del totale delle strutture opererà sotto l’ombrello di catene internazionali. Nonostante la pandemia continuerà a rallentare le aperture di nuove strutture alberghiere, rispetto alla pipeline dell’anno scorso (2021-2023) il numero totale delle camere dovrebbe aumentare di quasi il 3%, raggiungendo le nuove 21.450 chiavi totali entro il 2024. Pertanto, secondo gli analisti di HTL, la fornitura della filiera italiana aumenterà del 12% nei prossimi tre anni.

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