Raoul Bova e il nuoto: una grandissima passione quella dell’attore che può considerarsi a tutti gli effetti un nuotatore mancato. A 50 anni compiuti l’attore è pronto ad una nuova fase della sua vita. “Ricomincio da zero, quei due numeri, cinque e zero, così tondi, mettono un punto. Ora arriva una nuova fase, quella dopo i 40 è stata bella tosta, adesso spero sia un po’ più in discesa” – ha dichiarato l’attore che quest’anno è il presidente di giuria del Festival della commedia di Montecarlo, la rassegna ideata da Ezio Greggio e Mario Monicelli che compie diciotto anni.
Il nuoto è stato anche al centro della sua ultima fatica cinematografica “L’ultima gara”, un film scritto e interpretato da lui con la partecipazione di Magnini, Rosolino e Brembilla e di Manuel Bortuzzo. L’acqua è da sempre al centro della sua vita; nel suo libro ” Le regole dell’acqua” proprio il nuoto è stato descritto come fondamentale nella sua vita e ha segnato una sorta di nuova vita: “è un modo di pensare, di amare quello che fai. Ci sono resistenza e disciplina, per questo anche il lavoro dell’attore ha molto a che fare con quello dello sportivo. Ci devi mettere l’anima”.
Raoul Bova e la passione per l’acqua: “un elemento che ben conosco e deve essere amico”
Non solo attore, Raoul Bova è anche un nuotatore mancato. Prima di lanciarsi nella carriera di attore, infatti, ha praticato per tantissimi anni il nuoto anche a livello agonistico. Le sue giornate tipo erano nelle vasche della piscina Aurelia Nuoto come ha ricordato l’attore: “ci voleva un’ora e mezzo per andare e un’ora e mezzo per tornare. Quando ti viene da piangere che fai due allenamenti al giorno e sei bagnato e d’inverno ti rimetti sul motorino e comincia a piovere con il freddo e il vento e hai mani e piedi ghiacciati… Ecco, penso che quei momenti mi abbiano forgiato. Oggi uno tende quasi ad abituarsi alla non sofferenza: vogliamo non soffrire e quando soffriamo lasciamo le cose a metà. Ma la sofferenza ti porta a qualcos’altro, fa parte del risultato”.
Una cosa è certa l’acqua rappresenta per l’attore qualcosa di speciale: “è un elemento che ben conosco e deve essere amico. Insegnare a nuotare è compito degli insegnanti, ma all’acquaticità dei miei figli ci ho pensato io: quando sono nati li ho messi tutti subito in acqua. Confrontarmi con l’acqua mi ha permesso di conoscere meglio me stesso e il mio corpo, di scoprire quali fossero i miei limiti e le mie paure, di imparare ad accettare la sconfitta e a cercare la vittoria. L’acqua è diventata il mio elemento, mi sono sentito accolto e parte di qualcosa di molto più grande di me”.