È morto Raphael Mechoulam, “papà” della cannabis a scopo terapeutico: aveva infatti scoperto la struttura e la funzione dei composti chiave della cannabis già negli anni ’60, comprendendo il suo possibile impiego in altri ambiti all’infuori di quello ricreativo. I suoi studi sono arrivati “poco prima che l’uso di marijuana e altre droghe esplodesse nei paesi di tutto il mondo, apportando cambiamenti sismici alla cultura popolare e dando il via anche a battaglie decennali sugli effetti sulla salute e sull’applicazione”, come scrive il New York Times.
Raphael Mechoulam e gli studi sulla cannabis
Come si legge ancora sul New York Times, Raphael Mechoulam e il suo team sono stati anche in grado di far luce sugli effetti di altri cannabinoidi, “incluso il cannabidiolo o Cbd, un componente non psicotropo della pianta che negli ultimi anni ha alimentato le aspettative e accresciuto il consumo per la sua presunta efficacia nel trattamento di una serie di disturbi, tra cui ansia, insonnia e dolore cronico”. L’esperto, insieme al suo staff, hanno dunque lavorato per far conoscere gli effetti della cannabis.
Nel 2019, a quasi novant’anni, lo stesso Mechoulam ha spiegato che “quando abbiamo iniziato a lavorare molti anni fa, sostanzialmente non c’era per i cannabinoidi”, tanto da chiedere una sovvenzione al National Institutes of Health negli Stati Uniti per continuare lo studio. L’agenzia gli rispose: “Quando avrai qualcosa di più rilevante per gli Stati Uniti, contattaci. La cannabis non è interessante. A volte è usata in Messico, ma non negli Stati Uniti”. L’Istituto ha poi scelto di sostenere la sua ricerca per oltre quarant’anni.