A poco meno di 50 anni di distanza, il rapimento di Aldo Moro resta una delle pagine – oltre che ovviamente più buie – maggiormente intrise di misteri e dubbi della storia repubblicana italiana, più volte collegato da numerosi analisti (ma senza effettive prove ufficiali) a quello storico accordo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano che lo statista stava per concludere e che avrebbe portato al governo italiano l’estrema sinistra italiana: a fare nuova luce – o forse ad aggiungere ancora più dubbi – all’intera vicenda di Aldo Moro ci hanno pensato dei documenti top secret della Casa Bianca che sono recentemente diventati di dominio pubblico e dei quali ha parlato il quotidiano Il Tempo.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, è bene ricordare che il rapimento di Aldo Moro risale al 16 marzo del 1978 proprio nel momento in cui lo statista stava per depositare il nome dei ministri che avrebbero fatto parte del nuovo governo di accordo con il PCI: secondo la versione ufficiale, un commando delle Brigate Rosse di almeno 12 persone supportate – a vario titolo – da altre 25 aprì il fuoco contro la scorta dell’allora presidente della DC, rapendolo per 55 lunghissimi giorni che si conclusero con il ritrovamento del suo corpo crivellato di proiettili a metà strada esatta tra la sede del suo partito e quella del PCI.
I documenti top secret sul rapimento di Aldo Moro: i timori della Casa Bianca per l’apertura italiana al PCI
Come dicevamo prima, una nuova ombra sul rapimento di Aldo Moro arriva da quei documenti della Casa Bianca anticipati in esclusiva da Il Tempo nei quali si fa riferimento ad un incontro tra l’allora Segretario di Stato americano Henry Kissinger, il Presidente Gerald Ford e il nostrano Capo di Stato Giovanni Leone risalente a quattro anni prima del rapimento: il punto dell’incontro sembra essere quello di dissuadere il governo italiano ad aprire le porte al PCI in un periodo storico in cui gli USA era in aperta guerra fredda con l’URSS per evitare che gli ideali comunisti si estendessero anche all’occidente.
L’intero scambio – al quale partecipò anche lo stesso Aldo Moro – sembrava vertere attorno al fatto che a detta di Kissinger e Ford con la presenza del PCI alle redini del Bel Paese sarebbe stato più complesso “cambiare informazioni militari” per via del rischio che l’URSS e i “nemici della democrazia” scoprissero l’esistenza di piani come quello rinominato ‘Stay Behind’ – il cui scopo era muovere guerriglia contro l’eventuale espansione rossa dalla Russia -; al punto che per l’allora Presidente USA era fondamentale impedire la partecipazione dei “comunisti (..) alla vita politica [di ogni] Stato membro” della NATO.
Parole che – prese così – potrebbero significare poco e nulla, ma che aiutano forse a comprendere meglio quella famosa frase che lo stesso Aldo Moro riportò alla moglie Eleonora Chiavarelli e al portavoce Corrado Guerzoni secondo cui qualcuno gli disse che avrebbe dovuto smetterla di “perseguire il suo piano politico” perché altrimenti l’avrebbe “pagata cara”; il tutto mentre altri documenti top secret hanno dimostrato che in quel periodo Moro fu messo sotto stretta osservazione da parte della CIA che in alcuni verbali – sempre visionati da Il Tempo – mostrò chiare preoccupazioni sui risultati dannosi dell’apertura al PCI.