Potrebbe riscrivere la storia del rapimento Aldo Moro il dossier firmato dal generale in congedo Piero Laporta, già capo di Stato maggiore. Intervistato da Libero, ha fornito alcune clamorose anticipazioni sulla sua versione, che altro non è che un vero e proprio colpo di Stato. Il primo dettaglio fondamentale riguarda il 16 marzo 1978, l’onorevole democristiano a suo avviso non era in via Fani.



“Testimonianze e documenti assicurano che Moro fu “prelevato” prima di via Fani. I Br non ebbero capacità tecnica di sparare senza colpirlo, lo assicura un killer professionista, addestrato dai sovietici e reclutatore di Carlos lo Sciacallo. Bassam Abu Sharif depose davanti alla commissione Fioroni: “Le Br non hanno rapito Aldo Moro… Le Br non avevano la possibilità di uccidere cinque guardie del corpo senza che Aldo Moro venisse ferito'”, le parole di Laporta. Ma non è tutto.



La teoria che cambia la storia del rapimento Moro

Il generale ha spiegato di aver fatto l’esame filologico della prima lettera di Moro a Cossiga del 29 marzo e di quella alla signora Nora per Pasqua, mai pervenuta. Ebbene, Laporta ha affermato di aver dimostrato che l’onorevole della sorte della scorta – e quindi dell’agguato di via Fani – non sa nulla: “Cossiga disse alla prima commissione Moro che le lettere furono esaminate “con metodi artigianali”. Io ho lavorato con metodi artigianali e sono giunto a risultati esplosivi, confermati dalla rigorosa decrittazione di sei anagrammi tratti dalle missive. Da dilettante, dopo 45anni… Doveva essere fatto nei 55 giorni dallo Stato, con le risorse delle università”. Secondo Laporta, Moro era stato prelevato prima da agenti del servizio segreto militare sovietico. E non solo, a suo avviso la presenza di un traditore nelle alte sfere dello Stato è certa, così come la tortura nei confronti dell’onorevole: “Il verbale di autopsia parla di quattro costole rotte e vasto edema cerebrale”.

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