E’ sotto indagine Mario Roggero, il gioielliere che la sera di due giorni fa ha ucciso due ladri che stavano cercando di rapinare il suo negozio in provincia di Cuneo. 48 ore dopo, a freddo, racconta le sue sensazioni ai microfoni del quotidiano La Stampa: “Io ho in mente soltanto il rumore dello sparo. Ero lì che guardavo e ho visto quella gente che sparava a mia moglie alla gola. Ho sentito il colpo, non potevo sapere che era una pistola giocattolo. E’ durato una frazione di secondo. E allora gli sono saltato addosso, così com’ero, a mani nude. E poi… vabbè il resto ormai lo sanno tutti”. E ancora: “Non volevo uccidere, ma quando ho visto quella scena, ho rivisto il film dell’altra mia rapina”.



Già perchè il gioielliere di Cuneo aveva già subito una rapina violenta nel 2015, in cui era stato malmenato in maniera pesante: “La mia bambina era già stata coinvolta nell’altra rapina – spiega ancora Mario Roggero – quella, in cui mi hanno pestato a sangue. E quelle sono esperienze che ti segnano, che ti lasciano delle ferite dentro. C’è la paura, c’è l’istinto di protezione della famiglia. C’è tutto questo. Sa, anche sei anni fa puntarono una pistola alla tempia di Laura, e fu terribile per un padre assistere ad una scena così”.



RAPINA CUNEO, IL GIOIELLIERE: “LA PISTOLA ERA DI MIO PADRE…”

Quando ha visto la sua famiglia minacciata, è dovuto intervenire: “Dovevo difendere mia figlia. Quando ho sentito urlare non ci ho visto più. Ho fatto quel che avrebbe fatto qualunque papà nella mia condizione. Sono intervenuto. Mi creda, è in casi come questo che bisogna mantenersi luci. E io ero lucido: sapevo che dovevo intervenire: o loro o la mia famiglia”. Ma il gioielliere di Cuneo non ha sparato subito: “Assolutamente no. Mia figlia Laura era a terra minacciata con un coltello. A mia moglie Mariangela avevano sparato alla gola. E allora sono corso verso di loro. Li ho affrontati a mani nude così com’ero”.



Per difendere la sua famiglia il gioielliere di Cuneo ha usato una pistola che era di suo padre: “La pistola l’avevo da anni, era già del mio povero papà che è mancato tempo fa. Io non sono mai stato un amante delle arme, anche quando ero a militare non mi piaceva maneggiarle. Ma lui mi diceva sempre ‘tienila, non si sa mai, tienila’. E’ soltanto per quella ragione che l’avevo ancora”. Ed ora la sua famiglia come sta? “Mia moglie è provata ma chi sta peggio è la mia bambina. Capisce: l’hanno minacciata due volte. Si è trovata due volte in condizione di pericolo. E’ molto tenera e molto delicata, non sono un eroe sono un papà. E mi creda, non avrei mai voluto che finisse così, non avrei mai voluto vedere quei corpi, ma in quel momento ero un un uomo che vede minacciato tutto ciò che ha di più caro”. Subito dopo la rapina, il gioielliere ha ricevuto la vicinanza del leader della Lega, Matteo Salvini: “Lo ringrazio, ci siamo scritti in giornata. Riposare? Assolutamente no, sono stato fino alle 5 del mattino in caserma poi ho avuto mille cose da fare, adesso sento arrivarmi addosso lo sfinimento. Ora devo andare in ospedale perchè nella colluttazione mi sono fatto male a un ginocchio. Prima neanche me ne ero accorto, ho bisogno di cure”.