Da non credere. La ragazzina, 11 anni, – le agenzie, per rispetto, non la nominano – era appena rientrata in Italia dopo un’odissea durata quasi tre anni. Il 31 dicembre del 2016 infatti il padre l’aveva sottratta alla madre, con cui la piccola viveva, e l’aveva portata con sé in Siria. La mamma, Marianna, ecuadoregna, una vera “madre coraggio”, aveva investito tutti i suoi risparmi per andare a cercare la figlia: era arrivata in Libano, aveva localizzato il villaggio in cui il padre aveva portato la piccola, l’aveva raggiunto. Troppo tardi: i due se ne erano già andati. Poi, le lunghe indagini della polizia internazionale, alla fine il ritrovamento: il 28 novembre la ragazza era tornata in Italia, aveva ripreso la scuola. Il 28 novembre: neanche un mese di pace. Perché ieri il padre, come se niente fosse, si è presentato a scuola un’ora prima della fine delle lezioni, si è fatto consegnare la figlia, è sparito. Quando la mamma, un’ora dopo, è andata a prenderla come al solito, si è sentita dire che la figlia era andata via con un uomo.



Da non credere. Possibile che nessuno avesse chiara la situazione? Possibile che a scuola non sapessero della storia della ragazzina, che nessuno avesse detto loro che non dovevano affidarla a nessuno se non alla madre? Possibile che – come qualche agenzia suggerisce – il tribunale non si fosse premurato di avvisare la scuola della delicatezza della situazione? Possibile – ancora – che l’uomo, che, insomma, qualche reato deve ben aver compiuto, sia potuto rientrare in Italia come niente fosse?



Sui social, qualcuno naturalmente ha commentato “Salvini al governo!”. Non si tratta, ancora una volta, di strumentalizzare un dramma per sostenere una posizione politica. Si tratta di guardarci in faccia: quanto seri siamo con la vita? Quanto seriamente prendiamo quello che succede, le persone che incontriamo, i drammi che vivono? Quanto ci rendiamo conto che le persone che incrociamo – io insegno, non posso non pensare ai miei alunni, alle loro situazioni, alle loro spesso disastrate famiglie – hanno una storia, dei drammi, dei desideri? Quanto ci rendiamo conto che, al di là delle responsabilità di tipo giuridico, tutti abbiamo una responsabilità per quelli che incontriamo? “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato”, come spiega Quello che fra tre giorni torna a nascere fra noi…

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