E’ immane l’ignoranza dei giudici italiani, almeno nel caso in questione. E se non è ignoranza, è un tentativo subdolo di arrivare a legalizzare la marijuana. Quasi 3mila dosi di droga, tra hashish e marijuana, sono state trovate nella casa di Sofian Naich, in arte Kaprio, un rapper fermato dalla polizia durante dei saccheggi avvenuti in un negozio Gucci a Torino nell’ottobre 2020. L’episodio era avvenuto durante una manifestazione contro uno dei decreti Covid del governo. I fermati furono diversi, alcuni che si erano allontanati dal negozio con un borsone pieno di refurtiva, altri tra cui il rapper per resistenza alla polizia. In seguito la polizia aveva perquisito la casa del musicista trovarono l’enorme quantità di droga. Il processo si è svolto da poco e la condanna è stata a dieci mesi di reclusione con sospensione condizionale, non menzione della pena e libertà immediata. Attenuanti favorevoli sono state “la giovane età, l’incensuratezza, il buon comportamento processuale” e il fatto che in casa del giovane non ci fossero soldi, cioè non sarebbe stato uno spacciatore, ma un consumatore per uso personale, al massimo offerente di droga agli amici musicisti che andavano a casa sua. Ma la ciliegina sulla torta è stata l’ultima motivazione del tribunale di Torino: “Naich risulta comporre musica rap con il nome d’arte di ‘Kaprio’ ed è noto come in certi contesti e ambienti artistici vi sia un uso piuttosto disinvolto delle sostanze stupefacenti, soprattutto quelle leggere ritenute idonee a favorire la creatività artistica. Deve dunque ritenersi plausibile che il giovane detenesse lo stupefacente tanto per uso personale quanto per le cessioni finalizzate a un consumo di gruppo”.
SENZA DROGA MUSICA MIGLIORE
Favorire l’attività artistica. Se questi membri del tribunale si fossero presi la briga di studiare un po’ la storia della musica degli ultimi cinquant’anni avrebbero letto tante dichiarazioni di musicisti che, consumatori abituali di droghe “leggere” a partire dagli anni 60, sono poi finiti nella deriva della droga pesante, oppure perdendo ogni capacità creativa. Lo hanno detto loro stessi: “Se non avessimo fatto uso della droga avremmo scritto più canzoni e più belle”. David Bowie, uno dei massimi artisti di tutti i tempi, non un rapper qualunque, raccontò che l’unica volta che aveva fumato marijuana si era bellamente addormentato. Creatività? Il vecchio cliché dell’artista maledetto, o della marijuana come droga artistica e creativa è stato distrutto dalla storia da tempo, ma evidentemente, come sempre, in Italia siamo indietro. Dall’uso di 3mila dosi di “droga leggera” è evidente che il consumo non è limitato alla creatività (?) ma allo sballo, tanto è vero che il rapper è stato coinvolto nella distruzione del negozio. L’uso della marijuana rimbambisce, non fa creare musica migliore. E’ un dato di fatto. E’ pericoloso. Che un tribunale italiano non sappia queste cose è gravissimo. Che si permetta la detenzione di tali dosi di droga, comprate da spacciatori che fanno ovviamente parte del giro della criminalità, poi, è un incentivo alla criminalità a fare i suoi sporchi affari. Che vergogna.