LA COMMISSIONE UE ORA CONFERMA TUTTO: IL RAPPORTO SULLA COMPETITIVITÀ DELL’EX PREMIER DRAGHI SLITTA ALMENO A SETTEMBRE

Ora è ufficiale e lo dice anche la Commissione Ue in una nota della portavoce Johanna Bernsel ai colleghi di Euroactiv: «Confermo che il rapporto Draghi sulla competitività sarà presentato dopo l’estate». Dopo che nell’autunno 2023 la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen aveva affidato all’ex Premier italiano il compito importante di redarre un piano specifico sulla competitività politica, economica e industriale per il futuro dell’Ue, si pensava che potesse essere pronto prima delle Elezioni Europee con la fine della legislatura passata.



Così non è stato e in un giro di rimandi, rinvii e “congelamenti” dello stesso rapporto, si è arrivati al mese chiave tra giugno e luglio nella formazione della nuova Commissione Europea: già si vociferava di un “rapporto fantasma” dell’ex Presidente Draghi con slittamento a settembre e ora si ha anche la conferma. Noi del “Sussidiario” ve ne avevamo parlato già due settimane fa in questo focus sugli scenari delle trattative per la Commissione Von der Leyen e qui nell’editoriale di Cingolani: il poter tener testa alla Cina, alla Russia e agli Stati Uniti (ma anche agli altri BRICS) è la vera sfida dell’Europa nei prossimi anni e dai primi segnali dati da Von der Leyen nel suo discorso programmatico è sembrato proprio mancare un riferimento certo sul piano della competitività. «L’Unione ha davvero una maggioranza solida a sufficienza per trasformare un rapporto tecnico in un programma politico?», si chiedeva Cingolani per il “Sussidiario”, evidenziando come la mancata presentazione per ora del piano Draghi sia da considerare come un principio di risposta negativa al quesito centrale. Si ha dunque l’impressione che ancora si navighi a vista, sia per una maggioranza tutt’altro che “ampia” (401 parlamentari per 361 di maggioranza richiesta) e sia per capire quale svolta dare a questa Europa: verso un Centrodestra più pragmatico (che è poi quanto richiesto dagli elettori nei risultati delle Europee) o per un Centrosinistra ecologista e statalista, che è quanto esprime finora la maggioranza imbarcata a bordo da Von der Leyen in Parlamento Ue.



GLI SCENARI DA QUI ALL’AUTUNNO TRA VON DER LEYEN E DRAGHI

Per mesi Mario Draghi è stato visto come lo “spauracchio”, nonché “piano B” per i vertici Ue qualora Ursula Von der Leyen non fosse riuscita a farsi rieleggere con una maggioranza stabile nella nuova Commissione Europea: l’ex BCE e Premier italiano era la carta giusta per l’ala liberale (e forse anche popolare) per trovare l’appoggio anche dell’Italia di Meloni in caso ci fosse stata una debacle della Presidente uscente Ue nella ricerca di “sponsor” in Parlamento. Così non è stato e molti analisti a Bruxelles vedono nel raffreddamento del rapporto sulla competitività affidato a Mario Draghi un indizio di un marcato allontanamento dell’economista italiano dal circolo che conta in Europa.



In realtà la stessa Commissione Ue negli scorsi giorni aveva fatto intendere che non essendoci più una stretta urgenza di presentare il rapporto – forse anche perché il “programma” presentato da Mario Draghi negli scorsi mesi sulle necessità ingenti dell’Ue del futuro non lo vede più ora in concorrenza per uno dei “top jobs” – quel rapporto sulla competitività poteva essere migliorato, ultimato e aggiornato. Nelle anticipazioni fatte dallo stesso ex Premier sul rapporto ancora da presentare, si deve cercare al più presto un equilibro tra pubblico e privato per soddisfare le esigenze di investimenti su clima e digitale, sostenendo però un cambiamento radicale in contrasto al “protezionismo” di Cina e Stati Uniti. Verso metà settembre Draghi dovrebbe finalmente presentare il suo piano sulla competitività (e forse anche quello sul mercato unico dell’altro ex Premier italiano, Enrico Letta, qui l’intervista esclusiva del “Sussidiario): lì si potrà capire, forse, se le idee di Von der Leyen in merito siano più chiare e decise, volte ad agire e non solo a “normare” come troppo spesso ha fatto l’Europa negli ultimi anni davanti ai dossier più urgenti e stringenti.