Una sola vittima certificata per ora in Lombardia, ma quella rara “variante egiziana” del coronavirus preoccupa gli esperti, che chiedono venga inclusa nella lista delle “varianti di interesse“. Il Corriere della Sera ripercorre l’intera vicenda a partire dal ricovero in ospedale, avvenuto il 20 febbraio 2021, di una donna di 79 anni con una situazione clinica già complicata residente in una casa di cura. Il tampone è positivo, il test sierologico negativo, ma nei giorni successivi al trasferimento nel reparto Covid, la carica virale aumenta, le condizioni peggiorano e la signora muore il 4 marzo. Ad attirare l’attenzione dei biologi, però, sono i risultati del “sequenziamento” del virus recuperato dai tamponi. Quella che vedono è una variante di fatto sconosciuta: fino a quel momento ne è stato tracciato solo un altro caso, quello di un turista thailandese arrivato a Bangkok il 31 gennaio dopo un viaggio in Egitto. Impossibile, all’inizio della primavera scorsa, capire come la variante sia arrivata in Lombardia.



VARIANTE EGIZIANA IN LOMBARDIA: RICERCATORI, “LA SI INCLUDA IN QUELLE DI INTERESSE”

Nei mesi successivi, come ricostruisce Il Corriere della Sera, vengono a galla molte altre identificazioni della stessa variante (lignaggio C.36.3), ultima mutazione di una “famiglia” d’origine più vecchia e collocata in Egitto. Quella mutazione, scrive il report dell’Istituto Superiore di Sanità, “da allora ha mostrato un costante incremento nella diffusione, anche se l’incidenza a livello globale è ancora bassa“. La novità è però che lo studio che ripercorre la prima identificazione di quella variante in Europa, elaborato da ricercatori del San Raffaele e dell’Asst Sette Laghi, in collaborazione con le università dell’Insubria e di Parma, appena pubblicato sulla rivista Viruses, si conclude così: “I nostri risultati raccomandano uno stretto monitoraggio nella diffusione del lignaggio C.36 e possibilmente l’inclusione nella lista delle “varianti di interesse”“. I ricercatori vorrebbero dunque che la variante egiziana passasse dalla lista «sotto monitoraggio», il terzo livello di attenzione, a quella più alta di rischio. Secondo l’ultimo report ISS, datato 20 agosto, negli ultimi 45 giorni la suddetta variante è stata identificata in 29 casi, più altri 6 (in un periodo più lungo) nei quali è stata ravvisata anche a una mutazione della proteina “spike” classificata appunto come “sotto osservazione” da parte delle autorità sanitarie europee.

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