Per ottenere le certificazioni ambientali nel settore edilizio, le imprese devono adottare pratiche di efficientamento energetico, ridurre le emissioni di CO2 e gli sprechi, usare in modo efficiente le risorse naturali e preservare gli ecosistemi. Per selezionare le società più virtuose sotto il profilo della sostenibilità si utilizzano i rating ESG, giudizi sintetici che certificano la solidità di un emittente, un titolo, un fondo per gli aspetti ambientali, sociali e di governance. Essi sono elaborati da agenzie specializzate nella raccolta e nell’analisi di dati correlati a indicatori ESG (attualmente solo nell’Ue sono circa una sessantina).
Piattaforme digitali come PlanRadar semplificano questo percorso di conformità grazie a documentazione, comunicazione e reportistica che integrano perfettamente le pratiche ESG nei progetti edilizi e immobiliari e nel facility management. Le funzioni principali, a vantaggio degli investitori, includono: raccolta dati ESG come la registrazione dettagliata di ogni fase di costruzione, con prove fotografiche georeferenziate per la due diligence ESG e tecnica; reportistica automatizzata come la conversione dei dati in report completi per audit, gestione dei fornitori e dei clienti; riduzione degli sprechi e delle rilavorazioni, includendo la documentazione e tracciamento efficienti per risparmiare tempo e risorse; riduzione dei rischi, ovvero la rapida valutazione di decisioni consapevoli relativamente a pratiche sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico; sicurezza e controllo qualità come l’implementazione di ispezioni, di codici QR e tag NFC per migliorare la sicurezza e la qualità del cantiere. Con gli indicatori compositi, un’impresa edilizia riceve un punteggio per calcolare un rating ESG complessivo.
La recente analisi pubblicata da PlanRadar, effettuata su circa 2.500 imprese e su circa 1.500 professionisti del settore in 20 Paesi, evidenzia molti aspetti interessanti e un focus positivo sull’Italia. I dati italiani indicano, infatti, che la situazione è leggermente migliore rispetto alla media globale: il 38,6% dei professionisti italiani vede negli strumenti digitali un grande supporto per le certificazioni ESG, contro il 34% nel mondo. Tuttavia, persiste scetticismo riguardo al supporto tecnologico nella riduzione degli sprechi e nell’uso della carta in cantiere. Solo il 25% dei professionisti italiani ritiene che il digitale aiuti significativamente a ridurre gli sprechi, mentre il 52,27% riconosce un impatto positivo nella riduzione della carta. L’analisi di PlanRadar rivela che solo il 28,6% dei professionisti del settore ritiene che gli strumenti digitali siano utili per ottenere le certificazioni ESG confermando un divario nella percezione dell’utilità degli strumenti digitali per la conformità ambientale. Solo il 60% dei professionisti riconosce che questi strumenti riducono l’uso della carta e solo il 34% dei professionisti ritiene che le soluzioni digitali riducano gli sprechi di materiale.
Secondo dati di PricewaterhouseCoopers, oltre all’impennata degli investimenti ESG del settore edilizio, risulta che tre investitori istituzionali su cinque segnalano una performance superiore degli investimenti conformi agli standard ESG rispetto a quelli tradizionali. Questo trend apre nuove opportunità per le imprese di costruzione, che possono trarre vantaggio dal crescente mercato dei progetti sostenibili.
A livello globale, un’analisi di EY presenta tutto il comparto ESG nell’asset management come il settore in più rapida crescita, con asset in fondi ESG aumentati del 53% su base annua, raggiungendo i 2,7 trilioni di dollari nel 2021. Nonostante questa crescita, esistono sfide significative legate alla coerenza dei rating ESG. Infatti, attualmente esistono circa 870 politiche e regolamenti di finanza sostenibile a livello globale, ma manca ancora un consenso su metriche e metodologie standardizzate per la valutazione degli investimenti ESG. Sicuramente l’uso di piattaforme come PlanRadar può aiutare a migliorare, almeno nel settore edilizio, la documentazione e la reportistica, riducendo i rischi e migliorando la conformità agli standard ESG richiesti.
Gli Stati Uniti e l’Unione europea, con l’aumento della domanda di certificazioni, stanno già prendendo in considerazione requisiti di certificazione obbligatori per certificare i dati in maniera indipendente, standardizzata e rigorosa, come avviene per l’informativa finanziaria.
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