Tutto confermato secondo le previsioni della vigilia: l’ex “boia” di Srebrenica Ratko Mladic è stato condannato anche in Appello dal Tribunale dell’Aja per genocidio e crimini contro l’umanità. La sentenza è definitiva e non avrà ulteriori possibilità di ricorsi: nello specifico, Mladic è considerato colpevole e con ruolo attivo nell’uccisione di circa 8mila giovani e uomini bosniaci musulmani nel massacro di Srebrenica nel 1995.



La giuria d’appello – composta da 5 persone – ha riscontrato che l’ex generale serbo non aveva fornito prove per invalidare le precedenti condanne a suo carico, sebbene il presidente del tribunale avesse dissentito su ogni capo di imputazione. Mladic aveva poi denunciato il tribunale durante la sua udienza d’appello lo scorso agosto, definendolo uno «strumento delle potenze occidentali»; i suoi avvocati avevano sostenuto che era lontano da Srebrenica quando è avvenuto il massacro. Ma alla fine nulla è stato creduto e il “Macellaio” di Bosnia è stato condannato all’ergastolo in via definitiva.



MLADIC VERSO LA CONFERMA DELL’ERGASTOLO

È attesa per oggi la sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aia sull’ex generale dei serbi in Bosnia durante la guerra di Jugoslavia, Ratko Mladic: si è dunque giunti finalmente al capitolo finale per il processo di appello dopo che in primo grado il “Macellaio” di Bosnia venne condannato all’ergastolo per “genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.

Era il 2011 quando Mladic dall’aula del tribunale internazionale tuonava «Sono il generale Mladic. Ho difeso il mio popolo e il mio Paese»: sono passati 10 anni e ora si punta al redde rationem per le atrocità commesse durante la guerra tra il 1992 e il 1995, dall’assedio di Sarajevo fino al tremendo massacro di Srebrenica. Circa 100 mila morti e alcuni tra i crimini «più odiosi compiuti del genere umano», viene ritenuto dall’accusa ai danni dell’ex generale che con Radovan Karadzic e l’ex Presidente Slobodan Milosevic (morto in prigione nel 2006) portò avanti le battaglie per la “pulizia etnica” durante la cruenta guerra in Bosnia.



PROCESSO PER GENOCIDIO: COSA SUCCEDERÀ?

Secondo quanto ricostruito da l’Aia, Mladic era il “braccio armato” nato nei partigiani comunisti anti-croati e cresciuto poi come generale sul campo capace di radere al suolo Sarajevo e non solo. Dopo la conquista dell’enclave musulmana di Srebrenica, nel luglio 1995, Mladic si rivolse ai civili musulmani del luogo, come per rassicurarli «Non abbiate paura. Lasciate uscire prima le donne e i bambini» (qui sotto il video agghiacciante): quello che avvenne dopo, davanti all’insolente e colpevole indifferenza (e ritiro dal campo) dei caschi blu dell’ONU (erano contingenti olandesi), è purtroppo divenuto storia. Un massacro considerato oggi un genocidio a tutto punto, per il quale Mladic tentò la fuga negli anni a seguire: in latitanza per anni, coperto dalle milizie serie, il 26 maggio 2011 fu tradito da un cugino che lo ospitava nel nord della Serbia e venne così consegnato alle autorità internazionali. Il 22 novembre 2017, dopo un maxi processo e le audizioni di oltre 500 testimoni (con più di 10mila elementi di prova) il tribunale lo condannò all’ergastolo per il contributo e la partecipazione a quattro iniziative criminali organizzate (le ‘joint criminal enterprises’), volte alla «persecuzione, sterminio, omicidio, deportazione, trasferimento forzato e inumano di popolazioni, attacco ai civili e presa in ostaggio di personale delle Nazioni Unite, prime fra tutte il massacro di Srebrenica, qualificato come genocidio». Venne invece assolto dall’accusa di genocidio per il complesso delle azioni criminali avvenute in Bosnia tra il 1991 e il 1995.