“La Chiesa riceve la sua luce da Cristo”, non si stancava di proclamare Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. “Se essa non coglie questa luce e non la trasmette, è solo un cumulo di terra senza luce”. Parole nette e severe dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricordate oggi dal giornalista e scrittore Peter Seewald nella sua introduzione alla raccolta di testimonianze Benedetto. L’eredità e la lezione di Joseph Ratzinger. Il volume è stato pubblicato – a due anni dalla salita al Cielo del successore di Giovanni Paolo II, avvenuta il 31 dicembre 2022 – dall’Istituto di Apologetica-Il Timone di Milano, e raccoglie gli interventi scritti all’epoca da nove cardinali e un vescovo e apparsi sul mensile Il Timone nel numero di febbraio del 2023. Contributi (tra gli altri di Sarah, Pizzaballa, Ruini, Eijk, Müller e Zuppi) che non hanno perso la loro attualità, e a cui si affiancano la testimonianza inedita di padre Santiago Cantera Montenegro, priore dell’Abbazia benedettina della Santa Croce del Valle de Los Caídos, in Spagna, e appunto il testo introduttivo di Seewald. Per il suo biografo ufficiale, il Pontefice bavarese criticava le istituzioni cattoliche del suo Paese d’origine perché, anziché preoccuparsi della “dinamica della fede”, si affidavano di più all’attivismo, all’autocelebrazione, a inutili dibattiti su questioni strutturali: tutti aspetti che, a suo dire, “mancano completamente la missione della Chiesa cattolica”. Solo se la sua visione etica viene presentata con una certa decisione, il cristianesimo può farsi carico dell’arduo compito di collaborare alla soluzione delle difficili questioni dell’epoca contemporanea.
Seewald ci offre, in una decina di pagine dense ed essenziali, un ritratto preciso, attento ma spesso ignorato di Ratzinger. Parte dalla sua esperienza personale, dal loro primo incontro avvenuto nel novembre 1992, quando doveva intervistarlo per il quotidiano Süddeutsche Zeitung e il cardinale suo compatriota era considerato l’incarnazione dell’arretratezza, una sorta di grande inquisitore. Ammette il giornalista, che si definisce ex comunista e redattore di media di sinistra: “Contrariamente alle mie aspettative, non ho trovato nulla nei sermoni e nei libri di Ratzinger che potesse essere percepito in qualche modo come antidemocratico, razzista, populista o reazionario. Sono rimasto sorpreso […]. Mi sembrava un uomo per il quale l’incarnazione di Dio in Gesù di Nazaret era una realtà assoluta, a differenza dei cristiani tiepidi che conoscevo. Paragonava Dio al respiro, alla luce, al cibo, all’amicizia”. Aggiunge: “Mi colpì soprattutto il modo in cui Ratzinger spiegava la sintonia tra fede e ragione”, ed era convinto che il rinnovamento della Chiesa potesse accadere “approfondendo la fede, non appiattendola”.
A proposito di quel sorprendente primo incontro, a cui poi seguiranno molti altri, il suo futuro biografo rammenta che lui “aveva un modo di parlare molto appassionato. Le sue mani gesticolavano, i suoi occhi brillavano. Si esprimeva in modo articolato, ma non c’era bisogno di una laurea per capire quello che diceva”. Al giovane cronista piacquero soprattutto “il suo umorismo asciutto e il suo anticonformismo”, e notò che “nella sua espressione c’erano distanza e vicinanza, concentrazione e anelito”.
Il 65enne rigoroso custode della fede cattolica, a capo dell’ex Sant’Uffizio e dipinto come un prelato “spietato” e “assetato di potere”, in realtà si mostrò a Seewald come un uomo inerme, sofferente, per giunta colpito dalla recente morte dell’amata sorella. Talmente stanco e sfinito da confessare al suo intervistatore: “Sono già vecchio, al limite, mi sento fisicamente sempre meno in grado di fare il mio lavoro, e mi sento esausto”. La domanda finale fu: “Si sente felice?”. La risposta: “Accetto la mia vita”. Quell’uomo così apparentemente privo di energie, con alle spalle una lunga esperienza accademica e pastorale, accompagnerà con fedeltà e competenza il pontificato di Wojtyła fino al suo compimento, per poi prenderne il posto per otto anni, dal 2005 al 2013, quando ci fu la rinuncia all’esercizio attivo del pontificato. Continuerà a servire la Chiesa nella discrezione, nel silenzio e nella preghiera come Papa emerito.
È stato un Pontefice di frontiera, tra il prima e il dopo, tra il vecchio e il nuovo. Ultimo Papa a vivere in prima persona l’esperienza del regime nazista e della seconda guerra mondiale, ultimo Papa ad aver partecipato al Concilio Vaticano II, ultimo a incarnare un Papa di imponente statura culturale, ecclesiastica e storico-spirituale. Ma anche primo Papa tedesco dopo cinque secoli, primo Papa a presentare una completa cristologia, con i tre volumi sulla figura e il messaggio di Gesù, primo Papa nei tempi moderni a dare le dimissioni e con questo gesto cambiare per sempre il volto stesso del Papato.
Quali sono dunque i meriti di Benedetto XVI e che cosa ci ha lasciato in eredità? Seewald sintetizza così: “Benedetto ha fatto la storia. Come figura che ha plasmato il Concilio, come rinnovatore della teologia, come uno dei pensatori principali del nostro tempo”. Neppure “gli incessanti attacchi hanno potuto impedirgli di diventare il teologo di gran lunga più letto dei tempi moderni, con milioni di copie di libri vendute in tutto il mondo”. Sicuramente il suo lascito rimarrà. Come quello di “un maestro e un pastore che ha cercato di conservare nel rinnovamento, di rinnovare nella conservazione, contribuendo a ricondurre al nucleo del cristianesimo, non a smantellarlo”. Conclude Seewald: “Riforma, secondo Benedetto, non significa altro che dare testimonianza della fede, nell’oscurità del mondo, con nuova chiarezza”. Ma, sottolinea il priore Santiago Canterà Montenegro, nello stesso libro di testimonianze, Ratzinger non dimentica mai il programma di vita dei monaci benedettini tratto da San Cipriano: Nihili amori Christi praeponere, niente anteporre all’amore di Cristo. Perché “in questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano e diventata una vera urgenza pastorale in questa nostra epoca in cui si avverte il bisogno di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali” (Angelus, 10 luglio 2005).
Il volume Benedetto. L’eredità e la lezione di Joseph Ratzinger, per ora non in vendita ma destinato solo agli abbonati del mensile Il Timone, può essere richiesto a [email protected]
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