LA CHIESA DEI DUE PAPI
Un Papa in tv, in diretta, per un’intervista a 360 gradi: non è la prima volta, non sarà neanche l’ultima. Francesco viene accolto stasera dal Fabio Fazio nel salotto di “Che tempo che fa” per raccontare il suo magistero, le sfide della Chiesa per i prossimi anni e gli aneddoti più particolari della “vita da Papa”. Immancabile – vista l’anomalia storica e della tradizione – un passaggio sulla particolarissima situazione di una Chiesa con due Papi “regnanti”: partendo magari dalle ultime indecorose accuse al Papa Emerito sul fronte pedofilia, Francesco potrà ribadire il suo personale e intimo rapporto con il suo predecessore Benedetto XVI.
Come ha detto lo stesso Bergoglio nel recente conferimento in Vaticano del “Premio Ratzinger” (destinato agli studiosi che sviluppano un particolare legame con la Chiesa nel mondo della cultura), «sentiamo che egli ci accompagna con la preghiera, tenendo il suo sguardo continuamente rivolto verso l’orizzonte di Dio. Basta guardarlo per accorgersi. Oggi lo ringraziamo in particolare perché è stato anche esempio di dedizione appassionata allo studio, alla ricerca, alla comunicazione scritta e orale; e perché ha sempre unito pienamente e armoniosamente la sua ricerca culturale con la sua fede e il suo servizio alla Chiesa». Non c’è dualismo e nemmeno contrapposizione racconta ancora Francesco: «Come sappiamo, le parole della Terza Lettera di Giovanni: “cooperatores veritatis” sono il motto da lui scelto quando divenne Arcivescovo di Monaco. Esse esprimono il filo conduttore delle diverse tappe di tutta la sua vita, dallo studio all’insegnamento accademico, al ministero episcopale, al servizio per la Dottrina della Fede – a cui fu chiamato da San Giovanni Paolo II 40 anni fa – fino al Pontificato, caratterizzato da un luminoso magistero e un indefettibile amore per la Verità».
PERCHÈ VIENE ACCUSATO PAPA BENEDETTO XVI
Proprio del periodo in cui si trovava a dirigere la Diocesi di Monaco, Joseph Ratzinger si ritrova oggi a 40 anni di distanza nell’occhio del ciclone per le dure accuse contenute nell’ultimo rapporto della Chiesa tedesca contro i casi di pedofilia. La commissione indipendente nominata dalla Diocesi bavarese ha attaccato il Papa Emerito in quanto avrebbe coperto almeno 4 casi di pedofilia compiuti da sacerdoti tra il 1977 e il 1982 quando si trovava Arcivescovo di Monaco. «Sono false le accuse. Il Papa non aveva conoscenza della storia precedente (ovvero della violenza sessuale, ndr) quando prese la decisione di ammettere il sacerdote», ha subito spiegato lo stesso Ratzinger rispondendo al report dello studio legale di Monaco Westpfahl Spilker Wastl. Correggendo in un secondo momento la sua versione circa un dettaglio delle riunioni sull’allontanamento del prete accusato di pedofilia (padre Peter Hullermann), lo stesso Papa Emerito ha fatto sapere che nei prossimi giorni redigerà personalmente un commento integrale non appena finito di leggere l’intero report (oltre 400 pagine): ci tiene però a precisare, «Oggettivamente corretta, invece, e documentata dagli archivi, è l’affermazione che in questa riunione non è stata presa alcuna decisione circa l’assegnazione pastorale del sacerdote in questione».
LO SCONTRO NELLA CHIESA IN GERMANIA SUL “CASO” RATZINGER
Le accuse a Ratzinger hanno però avuto ancora una volta l’effetto di rappresentare una Chiesa, addirittura nei suoi vertici, chiusa e intenta a “coprire” l’indegna piaga della pedofilia: bene, le cose non stanno esattamente così come ha spiegato in un lungo articolo su Vatican News il direttore del Dicastero per la Comunicazione in Santa Sede, Andrea Tornielli. «L’abuso sui minori è un delitto tremendo. L’abuso commesso sui minori dai chierici è un delitto possibilmente ancora più rivoltante e questo è stato ripetuto dagli ultimi due Papi senza mai stancarsi: grida vendetta al cospetto di Dio che i piccoli subiscano violenza da parte di sacerdoti o religiosi ai quali i genitori li affidano perché siano educati alla fede», si legge nell’intervento del Vaticano. Ratzinger già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede aiutò il papato di San Giovanni Paolo II a prendere netta opposizione al fenomeno imbarazzante degli abusi: oggi però la Chiesa di Germania con il suo capo Mons. Baetzing ha chiesto addirittura le scuse di Benedetto XVI, prima ancora che le accuse formulate dalla “commissione indipendente” vengano effettivamente dimostrate. Questo non fa che alimentare le polemiche, come ha notato benissimo il Cardinal Ruini in una recente intervista a “Il Foglio”: «Sappiamo tutti quanto abbia fatto Ratzinger da cardinale, poi da Papa e in altro modo da Papa emerito, per eliminare quell’orribile piaga che è la pedofilia dei chierici. Purtroppo in Germania c’è da molti anni, all’interno della Chiesa, una vasta corrente contraria agli orientamenti teologici, pastorali e spirituali del Papa emerito. Un clima del genere contribuisce a rendere possibili accuse che altrimenti faticherebbero a trovare spazio», spiega l’ex presidente dei vescovi italiani. Ancora Tornielli, stretto collaboratore di Papa Francesco, ribadisce come il rapporto di Monaco debba essere tenuto in forte considerazione ma non rappresenta né un’inchiesta giudiziaria né una sentenza definitiva: «aiuterà a combattere la pedofilia nella Chiesa se non verranno ridotte alla ricerca di facili capri espiatori e di giudizi sommari». Prendendo a prestito quanto spiegato pochi giorni fa al “Corriere della Sera” dal capo dei vescovi italiani, il Cardinal Bassetti, «L’obiettivo è non ripetere errori e omissioni del passato e rendere giustizia agli abusati. Ma giustizia non è giustizialismo, e non si renderebbe un buon servizio né alla comunità ferita né alla Chiesa se si operasse in maniera sbrigativa, tanto per dare dei numeri».