RATZINGER E LA FIABA DI KIERKEGAARD

Paragonare il Papa Emerito Joseph Ratzinger ad un clown senza però essere minimamente dissacrante o insultante: Claudio Magris sulle pagine de “Il Corriere della Sera” riesce nell’operazione e il motivo è molto semplice. Come? Citando proprio Benedetto XVI che nella sua Introduzione al Cristianesimo utilizza una fiaba raccontata da Soren Kierkegaard sul clown che avverte di un incendio ma nessuno gli crede.



«Tutto brucia e crolla, tante persone muoiono. Il clown corre più presto che può al suo paese e racconta, gridando angosciato, di ciò che ha visto, le fiamme omicide e i morti. Ma nessuno gli crede, tutti anzi ridono, convinti che si tratti di uno dei suoi spettacoli»: così lo scrittore Magris cita Ratzinger per illustrare come proprio il Papa Emerito oggi sia quel “giullare” a cui nessuno sembra davvero credere, anche se dice la verità. Lo stesso Benedetto XVI nel suo illuminante saggio come la fiaba di Kierkegaard serva a guardare con maggiore lucidità la contemporaneità del mondo: «oggi il mondo guarda spesso il messaggio cristiano come un gioco da circo che sembra non avere rapporto né con il vero né con il falso».



I MALI DELLA CHIESA E IL FUTURO

Magris racconta di come ultimamente i proclami di Papa Ratzinger contro i mali interni alla Chiesa, così come quelli in generale nell’umanità contemporanea, sono stati messi in forte discussione dalle accuse piovute su di lui dalla “commissione indipendente” della Diocesi di Monaco (su pedofilia e la presunta copertura di alcuni preti abusatori fatta dall’allora Cardinal Ratzinger). «Ratzinger con quel suo grido “non sono un bugiardo”, è uno dei più grandi, dolori e sconvenienti scoppi di ira e di dolore che si possa sentire da un Papa», scrive ancora l’autore triestino. Per Magris la visione del futuro della Chiesa inquadrare da Ratzinger è giustamente problematica ed è innegabile «che quelle preoccupazioni siano fondate»: nel suo volume “Gesù di Nazareth” è ancora Benedetto XVI a considerare il cristianesimo con l’annuncio di Gesù sul «non prevalebunt» che dona alla fede cattolica la promessa dell’indistruttibile trionfo della Chiesa contro il male e il demonio. Potrebbe volerci però tanto tempo, forse anche mille anni: e in quel lasso di tempo, scrive Magris, il cristiano «si potrebbe avere l’impressione di essere un pagliaccio» come quello descritto da Ratzinger, «che si presenta al mondo odierno avvolto nelle vesti e nel pensiero degli antichi e pertanto dell’impossibilità di comprendere gli uomini dell’epoca nostra e di essere compreso da loro».

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