Che nostalgia… Solo a guardare la copertina del volume scritto da Mario Bonaccorso per Edizioni Ambiente si compie un tuffo nel passato, che naturalmente non è passato ma un po’ dimenticato sì. Campeggia sul frontespizio il ritratto di Raul Gardini in posa seria e pensosa. E tanti ricordi affiorano alla mente.



A chi non piaceva il Contadino che contendeva le prime pagine dei giornali all’Avvocato (Gianni Agnelli), all’Ingegnere (Carlo De Benedetti) e al Cavaliere (Silvio Berlusconi)? Chi non è rimasto colpito dalla sua parlata al sapore di Romagna e da quell’abbronzatura perenne come se nei campi ci fosse per davvero stato?



Contadino e anche marinaio per come ci ha fatto sognare con il Moro di Venezia nella Coppa America del 1992 quando nelle acque di San Diego per la prima volta nella storia un equipaggio italiano si aggiudicava una regata e tutti gli italiani sembravano d’un colpo diventati amanti e competenti di scafi, di vela e di venti.

Gardini era così. Quando faceva una cosa non era per il gusto di farla ma per primeggiare. Se si fosse iscritto a una gara di corsa nel sacco avrebbe studiato il modo di sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi il trofeo. Che altrimenti non si sarebbe divertito e ci sarebbe rimasto a rimuginare su per settimane e mesi.



Come i cavalli di razza doveva stare almeno un’incollatura davanti agli altri. E da genero fortunato per aver preso in moglie Idina Ferruzzi, figlia del re del grano Serafino, si è presto affermato come il grande innovatore nella ricca famiglia che lo aveva accolto trasformando il Gruppo da agricolo in imprenditoriale.

E che impresa aveva costruito: la seconda in Italia dopo la Fiat, campione in Europa e protagonista nel mondo. In undici anni (dal 1979 al 1990) la tradizionale industria agroalimentare di cui aveva assunto il comando era diventata una conglomerata di primo livello nel difficile e competitivo campo della chimica.

Alla sua visione, al suo sguardo lungo (e il libro ne parla diffusamente) si devono alcune intuizioni che oggi, a trent’anni di distanza, sono diventate patrimonio culturale comune ma che allora sapevano così fortemente di futuro da essere guardate con il sospetto delle cose nuove che mettono in discussione il quieto vivere.

Il rispetto dell’ambiente, l’energia da prodotti della terra che avrebbe dovuto sostituire petrolio e carbone, l’economia circolare sono tutti concetti ben chiari nella mente del grande traghettatore che a un certo punto ha dovuto fare i conti con la politica pur di dare corso ai suoi sogni e raggiungere gli obiettivi che si era dato.

Con la costituzione dell’Enimont nata dalla fusione della sua Montedison con la pubblica Eni si era spinto troppo oltre il concepibile in un Paese dove la politica ha avuto e continua ad avere un peso preponderante negli affari e dove l’uovo oggi ha sempre avuto la meglio sulla gallina di domani.

Le cronache e la storia fin qui accertata raccontano che si sia tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia nella sua casa milanese il 23 luglio del 1993 perché non poteva tollerare quello che stava per succedergli e cioè l’arresto in carcere in quel marasma che all’epoca prese il nome di Mani Pulite.

Una vita spericolata come quelle dei film, direbbe Vasco Rossi. E piena di incredibili sorprese, colpi di scena, formidabili accelerazioni che hanno consentito di accumulare un’eredità in termini di conoscenze e innovazioni di cui oggi tutti beneficiamo. Dobbiamo ringraziare Bonaccorso per il suo inno all’indomito coraggio.