Cardinale Ravasi e le sfide del nostro tempo

Il cardinale Gianfranco Ravasi è uno degli uomini religiosi più noti e conosciuti in Italia. Il Corriere della Sera ne parla come di un uomo di grande cultura e curiosità, un vero e proprio intellettuale di vecchio stampo, ma le cui idee e opinioni riflettono perfettamente la mentalità più moderna e progressista. Per tutte queste ragioni, il cardinale ha riflettuto, proprio con il Corriere, sulle parole più importanti di questo lungo e difficile anno, definendo anche una sorta di guida su come affrontare al meglio le sfide del nostro tempo.



Parlando dell’autostima, il cardinale Ravasi sottolinea che afferisce direttamente al concetto “di natura umana, uno dei più problematici del nostro tempo”. “Nei nostri giorni”, spiega, “si vive in una condizione di permanente fluidità che tocca ogni aspetto della nostra vita, il concetto di verità e quindi quello di etica”, citando “l’attuale dibattito sul gender“. “Il concetto stesso di verità e di natura”, continua a spiegare il cardinale Ravasi, “è molto più mutevole. Ognuno lo costruisce come una ragnatela che, al massimo, non deve incidere sulla ragnatela dell’altro. Io penso che sia decisivo tornare alla riflessione sulla relazione (..) interpersonale. Non solo io, non solo tu, cioè il rapporto col prossimo immediato, ma anche la relazione col terzo, cioè con chi non conosci, lo straniero che però appartiene alla tua stessa umanità”.



Il cardinale Ravasi sulla libertà e la relazione

Nella sua lunga riflessione sulle parole influenti ed importanti dell’anno, il cardinale Gianfranco Ravasi sostiene che “ricostruire la relazione [è] il modo per definire la persona umana, una relazione che abbia in sé quindi tutte le componenti dell’amore, del rispetto, della giustizia”. Mentre parlando della libertà, sostiene che “non è mai libertà assoluta. Pensiamo ai nostri giorni, ai condizionamenti imposti dall’infosfera, che agiscono pervasivamente nel nostro modo di sapere, pensare, comunicare”.



“Le giovani generazioni si sono liberate, per fortuna, da tanti condizionamenti della mia generazione“, continua a spiegare il cardinale Ravasi, “che però avevano anche elementi di validità, erano un perimetro. Si sono liberati, ma hanno il vuoto davanti a loro“. “Almeno tre quarti del male esistente nel mondo lo creiamo noi usando la nostra libertà”, continua il cardinale Ravasi. “La solitudine è una delle più grandi malattie del nostro tempo”, ma va distinta con l’isolamento, che è “la conseguenza della morte della relazione”, mentre “la solitudine ha anche un volto positivo. Nel mondo rumoroso creato dall’infosfera, che genera falsa relazione, c’è bisogno di ritrovare invece la vera solitudine con se stessi”.

“Io penso che sarebbe significativo e giusto recuperare la bellezza della creatività racchiusa nella nascita”, conclude il cardinale Ravasi, “siamo a Natale e la gente si affolla nelle strade per acquistare. Ma il Natale non è più celebrato come nascita, come inizio, come avvento non solo di Cristo ma anche dell’uomo e della donna. “Se noi non vogliamo perdere la nostra identità, fatta di umanità, dobbiamo tornare a coltivare l’amore per la generazione e per la nascita come fenomeno culturale, spirituale e non solo biologico”.