IL CARDINALE RAVASI SU IA E FUTURO DOPO MUSK: “SERVE L’UMANESIMO”

Da attivissimo frequentatore dei social, in particolare di Twitter/X, il cardinale Gianfranco Ravasi da tempo non ha una grandissima stima di Elon Musk, definito solo un anno fa come «ottuso e poco etico». Nell’odierna intervista a “La Repubblica”, il teologo già Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura riflette sul ruolo nuovo dell’intelligenza artificiale in rapporto a quanto innovato dal patron di Tesla con il primo microchip impiantato nel cervello umano con Neuralink. E ancora una volta la “stoccata” a Elon Musk arriva diretta dal cardinale: «La tradizione classica distingue tra cervello e mente, ora domina la visione fisicalista che riduce tutto a neuroni e sinapsi, considera il cervello un computer straordinario. E l’io, la coscienza, la libertà, l’estetica, la volontà, l’anima?».



Secondo Ravasi un modello più “umanistico” è Steve Jobs che infatti si poneva in confronto con Leonardo Da Vinci, con una scienza che sia in connubio con l’umanesimo: l’IA di Musk invece non viene valorizzata dal cardinale il quale considera la tecnica come molto importante ma “manchevole” senza umanità. L’intelligenza artificiale può cancellare molti lavori usuranti, ma di contro può anche avere il risvolto di persone che non avranno più un impegno lavorativo: «Può avere grandi potenzialità mediche, ma può sconfinare nella genetica, alla ricerca del Golem o dell’homunculus del Faust di Goethe. Con l’algoritmo aperto la macchina ha un ventaglio di possibilità». Secondo il Card. Ravasi la vera differenza radicale tra l’uomo e la macchina non è forse nella ragione prima di tutto, anche perché l’IA può averla molto più sofisticata dell’uomo, «ma nell’umanesimo, cioè nella coscienza, nel sentimento, nella passione, nella tenerezza. I richiami del Papa sono rilevanti a livello antropologico».



SUICIDI E SOCIAL, LA “PROPOSTA” DI RAVASI: “IMMETTERE ARIA PULITA NEL SISTEMA

Il cardinale Ravasi in fondo si pone a metà tra l’apocalittico e l’integrato, la dicotomia individuata a suo tempo da Umberto Eco: «È difficilissimo, facile è stare di qua o di là: negare la scienza, i vaccini, il riscaldamento globale, o invece scivolare dentro, perché le grandi corporation ti dicono: “Non puoi farne a meno”, e alla fine sei circondato. Bisogna tentare sempre di stare in mezzo, questa è la grandezza della persona umana». Il discorso dell’IA non ha comunque l’esclusiva sui rischi di crudeltà e massificazione come purtroppo mostrano di continuo le esagerazioni social: nel suo dialogo con “Rep” il cardinale riflette sul recente suicidio della signora Giovanna Pedretti, la ristoratrice che si è tolta la vita dopo essere stata bersaglio di insulti e sospetti online.



«L’aggressività, le oscenità, le volgarità, le stupidità, le fake news… molte per fortuna restano lì, ma alcune esplodono, e come lungo un’arteria toccano tutto il corpo. Il risultato è che non solo la misericordia ma l’umanità tout court viene colpita»: secondo Ravasi occorre fare come Bobbio, ovvero «immettere aria pulita nel sistema», un compito affidato per il cardinale alla famiglia, alla scuola, allo Stato, alla cultura e pure alla Chiesa. Una cultura che deve “sopravvivere” alla tentata manipolazione che ogni giorno rischia di riaccadere sui contesti social, e non solo: con la “terza stoccata” a Musk – qui in coabitazione con gli altri grandi delle Big Tech come Zuckerberg e Pichai – Ravasi conclude dicendo che uno dei rischi dell’IA riguarda anche la manipolazione delle elezioni, come ribadito di recente anche da Papa Francesco. Ebbene, secondo il cardinale «Le mega corporation, penso a Zuckerberg, a Elon Musk, possono manipolare e organizzare il consenso. Se a un certo momento un politico più che argomentare criticamente, attraverso questi canali tocca certi istinti “di pancia”, è vera democrazia questa?».