Nella giornata di oggi la Procura di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio per 227 persone nell’ambito del maxi processo per i finti vaccini covid contro il dottor Mauro Passarini. La vicenda legata al dottore era già stata resa nota sul finire del 2021, quando una donna di Belluno aveva denunciato i suoi sospetti all’Ausl Romagna, facendo partire gli accertamenti che avevano scoperto la rete di false vaccinazioni del medico. Le misure contro il sanitario sarebbero partite immediatamente, mentre contestualmente la Procura di Ravenna aveva aperto anche un fascicolo per tutti i pazienti che avevano deciso farsi somministrare il vaccino contro il covid da Passarini, per appurare se fossero o meno consci che fosse finto.



Ravenna: il maxi processo per i vaccini covid finti

Insomma, con tre udienze fissate tra il 5 febbraio e il 4 marzo 2024 la Procura di Ravenna ascolterà la posizione e la difesa di 227 pazienti del dottor Passarini, che somministrò i finiti vaccini contro il covid. Inizialmente furono inviati 250 avvisi per le indagini preliminari, ma nel mentre sembra che alcuni nomi siano stati esclusi, anche se non è stata resa nota la motivazione. Non figurerà davanti ai giudici, invece, lo stesso dottore no vax, dato che a carico suo è stato mosso un processo a parte.



Contro il medico di Ravenna, infatti, la Procura ha mosso l’ipotesi di falso per i green pass ottenuti dai pazienti con i finti vaccini contro il covid, di peculato perché ha ritirato dall’Ausl e lasciato scadere 80 dosi effettive di vaccino Pfizer e di evasione dopo che nel 2021, mentre si trovava ai domiciliari, parlò con un giornalista uscendo di casa. L’ipotesi di reato che, invece, verrà mossa contro i 227 pazienti del dottore rinviati a giudizio nell’ambito del maxi processo per i finti vaccini contro il covid, è quella di falso ideologico, perché deliberatamente avrebbero deciso sottoporsi alle finte vaccinazioni per il solo scopo di ottenere il green pass.

Leggi anche

Commissione Covid al via: ok regolamento, pronte audizioni/ Legale parenti vittime: "Vogliono screditarci"