Otto razzi contro la base UNIFIL di Shama, contro i soldati italiani: l’ultimo attacco nei confronti dei soldati ONU al confine tra Libano e Israele ha colpito un’area vicino a un magazzino ricambi. La prima versione degli israeliani accusa Hezbollah, anche se le modalità con cui si è svolto l’episodio non inducono a pensare che questa sia la spiegazione più lineare. Di fatto, l’UNIFIL è stata presa di mira più di una volta dall’IDF: quello di queste ore, infatti, è il quarto attacco di questo tipo nel giro di poche settimane. Difficile pensare che si tratti in tutti i casi di vicende sfortunate, anche se, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri in congedo, con al suo attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, l’ultimo episodio non si capisce come mai sia avvenuto proprio mentre le trattative di pace, condotte dall’inviato USA Amos Hochstein, sembrano a buon punto. Se il cessate il fuoco diventasse realtà, l’UNIFIL potrebbe anche svolgere un ruolo di peacekeeping. Rimane un’incognita: Hezbollah potrebbe non firmare se l’accordo significasse lasciare campo libero a Israele a Gaza. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, intanto, ha definito l’attacco all’UNIFIL “intollerabile”, annunciando che chiederà spiegazioni al suo pari ruolo israeliano.
Generale, come si spiega questo nuovo “incidente” che coinvolge le truppe UNIFIL e in particolare quelle italiane?
È il quarto incidente che capita tra Israele e UNIFIL in poco tempo. Israele ha subito detto che i razzi sono stati lanciati da Hezbollah, ma non posso credere che siano stati i filoiraniani: è una boutade, una spiegazione data all’istante che va presa per quello che è. Non mi spiego come sia possibile che Hezbollah spari verso Israele e i razzi cadano a poche decine di metri di distanza dalle sue postazioni, che si trovano appena dietro quelle dei soldati ONU.
Se mettiamo in fila tutti gli episodi, è plausibile pensare che siano tutti involontari?
Quest’ultimo potrebbe essere stato un errore, dovuto però alla testardaggine ONU di lasciare sul posto UNIFIL. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo aveva detto: meglio spostare tutto di qualche chilometro, una proposta degna di essere valutata. I soldati UNIFIL sono in mezzo a due contendenti che si stanno massacrando e, in questa situazione, qualche rischio lo corrono.
Il numero e le modalità degli episodi fanno sospettare, però, che ci sia la volontà di prenderli di mira. Perché?
Considerato il tipo di razzo e le zone dove vengono sparati, qualcuno potrebbe pensare che lo stiano facendo apposta per forzare la mano e mandare via UNIFIL. È anche vero che quattro incidenti sono tanti. Ma potrebbero non essere stati tutti voluti. In questo momento, un’azione del genere non conviene: si parla di tregua, sarebbe sciocco destabilizzare una situazione in cui è in corso un tentativo di pacificazione che potrebbe avere un seguito. Lanciare razzi così è comunque pericoloso: se anche si spara in un punto dove non ci sono molte persone, può sempre esserci qualcuno presente. Nel caso di un magazzino, può esserci qualcuno al lavoro. E se ci scappasse il morto, le cose cambierebbero.
L’UNIFIL, intanto, potrebbe avere un ruolo importante in caso di attuazione di un piano di pace. Perché colpire allora il contingente?
Gli americani e Israele hanno proposto che sia UNIFIL a svolgere il ruolo di peacekeeping in Libano. Poi bisogna vedere cosa vuole l’IDF di preciso: potrebbero chiedere due chilometri di zona cuscinetto, come terra di nessuno, e anche di smantellare i tunnel di Hezbollah con personale israeliano che dà una mano ai soldati ONU nelle operazioni.
In tal caso, a maggior ragione non si capisce perché a sparare dovrebbe essere stato Israele.
Per questa ragione posso pensare che questo sia davvero solo un incidente. Qui i razzi lanciati sono più di uno, ma i lanciarazzi, una volta impostata l’angolazione e la direzione, sparano per una ventina di volte. Se è stata data un’angolazione errata, tutti quelli che partono da una bocca di fuoco finiscono su obiettivi non voluti.
Come vede la trattativa di pace per il Libano? Almeno qui le armi smetteranno di sparare?
È possibile, anche se non sono ancora completamente ottimista: potrebbe esserci materia di accordo con Hezbollah, ma siccome non credo che si riuscirà a ottenere un’intesa con Hamas, anche Hezbollah si tirerà indietro.
Gli israeliani asseconderebbero i tentativi di pace in Libano per avere in cambio mano libera su Gaza. Può essere che abbiano in mente questo scambio?
Gli Hezbollah sono stati portati al tavolo di pace per i capelli: non tutti sono d’accordo. Sulla pace in Libano è meglio non cantare vittoria troppo presto.
(Paolo Rossetti)
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