Il razzismo contribuisce all’obesità infantile. Il legame tra i due fenomeni, come riportato da Usa Today, era stato immaginato ormai da diversi anni, ma uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato su JAMA Network Open adesso ha dimostrato la correlazione in termini statistici. È emerso che i bambini hanno maggiori probabilità di soddisfare la definizione di sovrappeso nel caso in cui abbiano affrontato delle discriminazioni nell’anno precedente.



La ricerca ha coinvolto 6.000 persone di età compresa tra 9 e 11 anni. Meno del 7% dei bambini identificati come bianchi soddisfaceva la definizione medica tale da diagnosticare l’obesità, rispetto al 9% degli asiatici americani, al 18% degli ispanici di qualsiasi razza, al 21% dei nativi americani o dei nativi dell’Alaska e a oltre il 24% dei neri americani. Le differenze sono notevoli. Gli esperti hanno rilevato che maggiore è la discriminazione razziale a cui un bambino ha riferito in un colloquio iniziale tra il 2017 e il 2019 di essere stato esposto, maggiore è la probabilità che abbia un indice di massa corporea elevato un anno dopo.



Razzismo contribuisce a obesità infantile: lo studio

Dallo studio che ha dimostrato che il razzismo contribuisce all’obesità infantile è emerso che i bambini di colore sono “in grado di comprendere che vengono trattati ingiustamente in base al colore della loro pelle e questo ha enormi implicazioni per la traiettoria del loro corso di vita quando si tratta della loro salute”, ha sottolineato Adolfo Cuevas, esperto di razzismo e salute presso la NYU School of Global Public Health nonché coautore dello studio.

Anche David Williams, presidente del Dipartimento di scienze sociali e comportamentali presso l’Harvard T.H. Chan Scuola di Sanità Pubblica è della stessa idea: “Ciò che abbiamo scoperto nel corso degli anni è che la discriminazione è un tipo di esperienza di vita stressante che ha effetti negativi sulla salute proprio come altri tipi di esperienze di vita stressanti. Porta a un peggioramento della salute mentale e fisica”, ha affermato. È per questo motivo che è necessario interrogarsi sui comportamenti di coloro che si relazionano con i più piccoli. I bambini in tal senso hanno principalmente identificato gli insegnanti, gli altri bambini a scuola e gli adulti al di fuori della scuola come i più propensi a trattarli ingiustamente a causa della loro razza o etnia.