La Rca italiana è stata una delle più grandi e importanti case discografiche del Paese. La sua attività è iniziata nel 1951 col nome Radio e Televisione Italiana S.p.A. (RTI) e si è conclusa nel 1990, quando venne assorbita dal gruppo Bertelsmann BMG. La nascita è da collegare al successo della statunitense Rca Records, di cui era sussidiaria indipendente. A sua volta ebbe numerose etichette minori come Numero Uno, Arc, It, Help, Radio, Erre e Spaghetti. Non gli mancò mai il sostegno locale da parte del Vaticano, che ne controllava le azioni per il 10%. Le restanti erano per il 55% della casa madre, per il 30% del suo ingegnere Giuseppe Biondo e per il 5% del conte Enrico Pietro Galeazzi, uomo di fiducia del Papa. La storica sede era in via Tiburtina a Roma.
La creazione della casa discografica coincide con il boom economico italiano. Anche la musica ne ha tratto delle influenze. È così che in questi anni di attività di Rca si è via via evoluta: dall’introduzione del 45 giri, alla nascita delle prime hit estive, l’avvento dei juke-box, il Piper, fino al cantautorato più intimo. La storica sede era in via Tiburtina a Roma. È qui che i maestri della canzone che hanno firmato le proprie uscite attraverso questa ala protettiva sono numerosi, tra cui Riccardo Cocciante, Gino Paoli, Ron, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Renato Zero, Claudio Baglioni e Rino Gaetano. Uno dei primi artisti ad essere ingaggiato fu un giovanissimo Domenico Modugno. Il 45 giri più venduto però fu di Jimmy Fontana con Il mondo. Tra gli ex dipendenti invece ci sono Gino Castaldo, Maurizio Becker e Giulia Cavalieri.
Rca italiana, cos’era: l’attività e il contributo alla musica italiana
La Rca italiana portò il metodo di fare musica degli Stati Uniti nel nostro Paese. Il successo non fu però immediato. Le vendite fino al 1955 non decollavano. È per questo motivo che fu inviato sul posto il responsabile vendite mercato internazionale Frank Amaru, che insieme ai vertici già presenti mise in atto una rivoluzione, staccandosi dalla stampa di dischi americani e lanciando nuovi artisti locali, puntando sulla musica leggera italiana. Le loro promesse presto avrebbero dominato le classifiche, così come a brillare sarebbero stati coloro che lavoravano dietro le quinte. Tra gli arrangiatori emergenti assunti c’era infatti Ennio Morricone. In un decennio la casa discografica assunse talmente tanto calibro che anche i big abbandonavano le proprie per approdarci.
La crisi generale del mercato discografico italiano iniziata nel 1973 e alcune scelte sbagliate imposte dalla casa madre, tuttavia, interruppero il periodo d’oro. Nonostante il link diretto con gli Stati Uniti, la Rca italiana non riuscì ad adattarsi alla tendenza di quegli anni di sfornare hit piuttosto che personaggi. È così che negli anni Novanta la casa discografica dopo aver salutato i suoi migliori talenti fallì.