Re Artù era LGBT+. Questo quanto sostiene un consiglio comunale della zona del Denbighshire, nel Galles, secondo cui il noto sovrano, la cui storia è stata raccontata e tramandata per secoli in tutto il mondo, fosse appunto omosessuale, o comunque di orientamento LGBTQ, in quanto all’epoca avrebbe indossato degli abiti femminili. Di conseguenza lo stesso consiglio ha deciso di introdurre anche il nome di Re Artù in una cronologia della storia LGBT+, dal titolo “storie di orientamento sessuale e identità di genere”.
Il tutto, come detto sopra, deriva da una leggenda gallese secondo cui una volta il noto sovrano della tavola rotonda, fra le cui missioni vi era anche la ricerca del Sacro Graal, avesse indossato degli abiti femminili. A riguardo in una nota della raccolta si legge che: “In un’occasione Artù si vestì con abiti femminili per andare a trovare una ragazza a Rhuthun”. Ecco perchè, stando al consiglio storico del Denbigshire, non è da escludere che Re Artù non fosse eterosessuale. Nel racconto si legge ancora che Rhuthun, situato proprio nella regione del Galless suddetta, era il luogo in cui Artù giustiziò un rivale di nome Hueil mab Caw. Secondo la storia, quel gesto fu obbligato da parte del sovrano in quanto Hueil lo aveva visto portare degli abiti femminili.
RE ARTÙ LGBTQ: LA VICENDA DEGLI ABITI DA DONNA
Ma perchè Artù si sarebbe vestito da donna? Semplicemente perchè il suo obiettivo era quello di intrufolarsi in un ballo, alla ricerca di una ragazza, ma fu visto e poi preso in giro, con la conseguenza morte del suo rivale.
Questa vicenda, mai emersa prima d’ora, è stata descritta nella “Cronologia LGBTQ+ per Denbighshire”, il cui obiettivo è quello di rendere il materiale LGBT+ “accessibile al pubblico”, far conoscere quindi meglio la sua storia, e per diffonderla maggiormente si è deciso di condividere il materiale rinvenuto presso il servizio bibliotecario del consiglio, di modo che fosse accessibile a tutti. Lo scopo principale della creazione della raccolta, è quella di aumentare la “consapevolezza e la comprensione” della diversità all’interno della popolazione del Galles, e ovviamente la possibilità di includere anche il leggendario Artù, definito dux bellorum, signore della guerra, è stata una occasione ghiotta per aumentare la visibilità del lavoro svolto.
RE ARTÙ LGBTQ, LE CRITICHE DI FIONA MCANENA
“La storia, la cultura e il patrimonio LGBTQ+ gallese hanno contribuito alla nostra eredità e alle nostre esperienze come nazione e queste storie devono essere raccontate”, vi si legge ancora. Ma ovviamente non sono mancate delle polemiche, come del resto era facilmente prevedibile tenendo conto che si è andati a scomodare una figura leggendaria.
Fiona McAnena, direttrice delle campagne presso l’organizzazione benefica per i diritti umani Sex Matters, ha infatti rilasciato una intervista ai microfoni del Telegraph attraverso cui ha fatto sapere che: “Abbiamo raggiunto un nuovo livello di disperazione quando una leggenda secondo cui Re Artù si vestiva con abiti femminili viene inserita nella cronologia della storia LGBTQ di un governo locale”.