CHI SONO I RE MAGI E COSA SI CELEBRA NELL’EPIFANIA DEL SIGNORE
«Videro il Bambino con Maria sua madre e prostratisi l’adorarono»: così il Vangelo di Matteo introduce la figura iconica e un po’ misteriosa dei Re Magi, i protagonisti dell’Epifania del Signore assieme a quel Bimbo venuto da Dio ma incarnato per scelta nel ventre della Vergine Maria. Mentre il mondo si concentra sulla “Befana” e su altre tradizioni più o meno pagane, la Chiesa fissa in questo 6 gennaio 2025 l’attesa compiuta dei Re Magi venuti in adorazione per il Bambino di cui erano stati “avvisati” dalla altrettanto misteriosa Stella Cometa. Capire cosa sono e chi sono i Re Magi in realtà è molto meno complesso di quanto si pensi, basta attenersi ai cenni storici emersi nella tradizione, con un “mix” di miti popolari che hanno contribuito a costruire la “leggenda” dei saggi dotti venuti da Oriente per adorare il Figlio di Dio.
Inviati da Re Erode a Betlemme per cercare il “presunto Messia”, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare vengono avvisati in sogno di non far ritorno a Gerusalemme non seguendo così il progetto maligno del “plenipotenziario” dei Romani in Palestina: «Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino», si legge ancora nel Vangelo di Matteo sull’Epifania del Signore, l’unico a parlare direttamente dei “Re Magi” in visita a Gesù Bambino. Chiamati “Magi” perché all’epoca così venivano definiti i maestri delle arti come l’astrologia, la scrittura e financo la filosofia: erano uomini che proprio per amore della “scienza” non si accontentavano delle credenze dell’epoca, erano curiosi e inquieti nel cercare qualcosa che desse vero senso all’esistenza. Come amava ripetere Benedetto XVI, i Re Magi erano alla ricerca di una realtà che fosse “più grande”; secondo Papa Francesco i dotti dall’Oriente seppero riconoscere in quel Bambino «la presenza di un sovrano», si stupirono di quanto vedevano ma erano mossi dalla voglia di «vedere il cammino della vita davanti».
I DONI, IL VIAGGIO E IL PELLEGRINAGGIO: LA POESIA DI RILKE SULLO STUPORE DEI RE MAGI
Al di là dei nomi effettivi dei Re Magi – appunto, Melchiorre, Gaspare e Baldassarre – frutto della tradizione e leggenda popolare cristiana, il tema ben più imponente è il significato che rivestono i “saggi” che giungono fino a Betlemme seguendo la “Stella Cometa” in cielo. Il Signore “appare” loro nella forma più umile e fragile possibile, un Bambino in fasce infreddolito e scaldato dall’amore di Maria e Giuseppe: questa è l’Epifania più piena, poi “ripetuta” nelle altre manifestazioni miracolose che rivelarono al mondo la divinità di Gesù di Nazareth (dal battesimo al miracolo fino, ovviamente, alla Resurrezione dopo morte in croce).
Oro, incenso e mirra sono per la tradizione i doni portati dai Re Magi per simboleggiare la piena regalità del Bambino annunciato e nato nel mondo: Melchiorre dona l’oro simbolo di regalità più piena; Gaspare porta l’incenso, simbolo del sacerdozio e della divinità di quel Bimbo; Baldassarre invece porta la mirra, una particolare gomma usata nell’antichità per preparare i corpi alla sepoltura, prefigurando la “mortalità” voluta dal Messia venuto a dare la propria vita per salvare l’umanità. I doni dei Re Magi per quello che è il vero unico dono della storia, la persona divina di Gesù manifestata al mondo proprio con l’Epifania del Signore ogni 6 gennaio: lo spiega bene Rainer Maria Rilke in una delle poesie più belle scritte nella storia della letteratura sulla figura dei Re Magi.
«La stella sopra loro si fermò sulla stalla e disse a Maria “Un pellegrinaggio io ti sto portando da grandi lontananze a questo luogo”»: i tre Re Magi nel loro viaggio dal paganesimo verso la scoperta di quel Messia invocato nella storia e ora effettivamente venuto al mondo per trarlo in salvo. In “I Santi Re Magi” il poeta tra i più celebri del XX secolo in maniera mirabile seppe cogliere appieno la centralità di un Destino che rende illuminato il pellegrinaggio di questi sapienti: «Vagano da tanto, come pastori, e nel frattempo il loro regno, come un frutto maturo cade, a Dio sa chi nel grembo». Uno stupore e una certezza al termine del viaggio che non è altro che una metafora del lungo percorso di fede che può essere “imbracciato” da ogni individuo nel corso della storia, dai Re Magi fino alle molteplici “Epifanie” di oggi.