LA VERA STORIA DEI RA MAGI E DELLA FESTA DELL’EPIFANIA
Ma i Re Magi alla fine chi sono? Perché vengono celebrati nella festa dell’Epifania del Signore? E ancora, cosa possono dirci nel mondo di oggi segnato da secolarismo, guerre e indifferenza? Anche per questa Epifania 2024, per chi vorrà realmente fare i conti con questa “strana” Festa non particolarmente sentita dalla mondanità ma di vitale importanza per la cristianità, capiterà di imbattersi (volenti o nolenti su social e simili) nella particolare figura dei tre “Re Magi”. In merito ai saggi dotti in arrivo dall’Oriente per far visita al “Re dei Re” va premesso che quanto giunto fino ad oggi è spesso un mix tra riti, tradizioni e “leggende popolari”, mentre per avere le prime tracce di verità storica non resta che riferirsi al Vangelo di Matteo sull’Epifania.
«Al tempo del Re Erode, Gesù nacque a Betlemme mentre alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta»: nel racconto evangelico quei “Magi” si spiega che vengono inviati da re Erodge a Betlemme per poi fare riferimento a lui sul “presunto Messia” (che avrebbe voluto eliminare in quanto minaccia per il suo potere, prima grandissima allegoria sul rapporto tra potere e Verità). «Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese», conclude il Vangelo sui Re Magi. Negli altri tre Vangeli non si fa riferimento diretto dei Re Magi ma è la tradizione cristiana che poi nel corso dei secoli tra interventi dei Padri delle Chiesa e Papi ha fatto giungere fino a noi la straordinaria importanza di quei “dotti” in visita al Bambin Gesù nel giorno della sua “manifestazione” al mondo, per l’appunto l’Epifania.
CHI SONO I RE MAGI: LA “SCIENZA” E LA “CURIOSITÀ” DI CHESTERTON
Rispondere alla domanda su chi siano i Re Magi è tanto complesso quanto semplice allo stesso momento: la tradizione riporta i nomi canonici di Baldassare, Melchiorre e Gaspare anche se nel corso dei secoli le tradizioni si sono “mischiate” con diversi dettagli e sfumature proposte per capire le effettive personalità del “trio”. Come raccontava Ludolfo di Sassonia nel suo “Vita Christi”, «I tre re pagani vennero chiamati “Magi” non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi». Erano saggi, i dotti, quelli che oggi potrebbe definire impropriamente come “la scienza”: portarono in dono oro, incenso e mirra seguendo una stella che l’iconografia religiosa, da Giotto in poi, ha trasformato in una cometa (anche se si trattava con ogni probabilità solamente di una stella molto luminosa).
«Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande», così Papa Benedetto XVI, di cui un anno fa vennero celebrati i funerali in Vaticano il giorno prima dell’Epifania, ricordava la figura “curiosa” dei Re Magi durante l’omelia della Santa Messa il 6 gennaio 2013 (appena poche settimane prima della storica rinuncia di Ratzinger).
Nello splendido racconto “Dio nella caverna” – in “L’uomo eterno” – Gilbert Keith Chesterton racconta in modo originale di quella particolare “curiosità” che portò i Magi a cercare il cielo “sotto terra”: «Cristo non soltanto era nato allo stesso livello dell’umanità, ma anche più in basso. Il primo atto del dramma divino non solo non fu recitato su nessun palco posto al di sopra degli spettatori, ma in un oscuro palco col sipario calato, sottratto alla vista di chicchessia […] nel Mistero di Betlemme era il cielo che stava sotto la terra». La strana storia, come la chiesa il romanziere cristiano, di Melchiorre, Gaspare e Baldassarre è intrinseca alla loro curiosità: «non abbiamo torto se vediamo in loro quella curiosità che smuove tutti i sapienti. Starebbero a rappresentare lo stesso ideale umano, se i loro nomi fossero realmente quelli di Confucio o di Pitagora o di Platone». Secondo Chesterton, che qui coglie appieno il significato forse più importante dei Re Magi nell’Epifania, quei Magi non cercavano fiabe ma verità, «e poiché la loro sete di verità era per se stessa sete di Dio, anch’essi hanno avuto il loro premio».