Il barocco romano è meno conosciuto di quello veneziano, di quello napoletano e di quello bolognese. Ha caratteristiche piuttosto speciali: conciso, drammatico, meno rigoglioso, meno ornato e meno fiorito rispetto alle altre scuole della musica barocca nel XVII secolo. Ha avuto una grande influenza su Georg Friedrich Händel: trascorse i suoi anni di formazione a Roma, dove ha prodotto, tra l’altro, un splendido oratorio Trionfo del Tempo sul Disinganno. Messo in scena come un’opera lirica, questo oratorio fa parte del repertorio all’Opera di Zurigo ed è stato visto alla Sagra Malatestiana di Rimini nel 2008 e al Teatro alla Scala di Milano nel 2016. La conoscenza del barocco romano in tempi moderni si deve principalmente alla tenacia del Romabarocca Ensemble guidato da Lorenzo Tozzi che ha esplorato, e portato alla luce, anche autori minori e pressoché ignoti, proponendoli spesso in Palazzi nobiliari e biblioteche storiche, oltre che in Chiese, cappelle e teatri.
Ciò ha aperto la strada ad una rinascita della musica barocca romana. Ora in questo campo, ci sono anche altri esempi. Uno è l’Ensemble Romano che lo scorso anno presentato un oratorio poco conosciuto di Bernardo Pasquini La Sete di Cristo nella stagione dell’Accademia Filarmonica Romana Un altro è il Reate Festival Baroque Ensemble che lo scorso ottobre ha messo in scena un eccellente Ritorno d’Ulisse in Patria di Claudio Monteverdi. I due gruppi sono due facce della stessa medaglia. Essi hanno lo stesso direttore, Alessandro Quarta e, in gran misura, gli stessi musicisti; suonano su strumenti d’epoca. Il Reate Festival è organizzato ogni autunno a Rieti, una piccola città di provincia a nord di Roma, dove c’è il teatro molto elegante. Il Festival ha ora il barocco come tema principale. Il prossimo autunno, il Festival Reate proporrà L’empio punito di Alessandro Melani, trecentocinquanta anni dopo il suo debutto nel 1669 nel teatro tra Palazzo Colonna in Borgo. Per mera coincidenza, una differente produzione de L’empio punito sarà in scena a Pisa ed a Pistoia in ottobre.
Come un preludio al festival autunnale, l’ensemble strumentale e i cantanti hanno presentato il 13 luglio un concerto di oratori del barocco romano. Il programma iniziale era quello di eseguire il concerto nel cortile elegante e vasto del principale collegio spagnolo del Rinascimento. Ma il diavolo ci ha messo le dita: il concerto era previsto alle 19 ed alle 18 un temporale inondava il centro di Roma. Quindi, il concerto è stato spostato all’interno della Chiesa Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, vale a dire l’elegante chiesa barocca del Collegio. L’acustica era eccellente, ma la Chiesa era molto affollata dato che è meno spaziosa del cortile.
Il programma includeva brani tratti da quattro oratori del tardo Seicento e dell’inizio del Settecento. Gli oratori erano una forma molto frequente di teatro musicale in quegli anni a Roma, quando la musica veniva sponsorizzata da Cardinali, come Benedetto Pamphilij e Pietro Ottoboni, e da Principi come Francesco Maria Ruspoli. Anche se avevano libretti molto drammatici (spesso basati) sulla Bibbia, non necessitano elaborate scenografie e costumi per esecuzioni di solito in Chiesa e a volte in Palazzi.
Due oratori erano di Alessandro Scarlatti (San Filippo Neri e Giuditta),uno di Bernado Pasquini (Sant’Alessio) e uno di Georg Friedrich Händel (La Resurrezione). Nessuno di questi compositori è nato a Roma ma hanno vissuto e lavorato lì all’incirca nello stesso periodo e hanno condiviso lo stesso stile.
I brani di oratori di Alessandro Scarlatti avevano interessante recitativi, arie e duetti. Particolarmente suggestivo il recitativo e aria di San Filippo Neri morendo e l’aria sulla passione di Oloferne per Giuditta (entrambe cantate dal tenore Luca Cervoni) così come ninna nanna della balia (cantata dal mezzosoprano Lucia Napoli). Di Pasquini molto drammatico Sant Alessio con trascinanti duetti e un coro celeste finale dove canta tutta la compagnia. Di Händel La Resurrezione è un grande oratorio; nel concerto, abbiamo sentito l’ aria di ingresso di Lucifero cantata dal basso Giovanni Nanni, il duetto di Maddalena e Cleole (Carlotta Colombo e Sabrina Cortese-due soprani) presso la Croce, le arie di San Giovanni e la Maddalena (Luca Cervoni e Carlotta Colombo) alla Risurrezione e il finale corale inno di gioia. I cantanti erano giovani ma molto ben addestrati in questo piuttosto difficile tipo di repertorio. A volte, l’ensemble orchestrale sembrava però coprire le loro voci. Ciò è avvenuto probabilmente perché il concerto era stato progettato e provato per un vasto spazio aperto e all’ultimo momento ha dovuto essere spostato all’interno della Chiesa.
Il pubblico ha applaudito dopo i numeri principali ed era entusiasta alla fine. Un eccellente anteprima del Reate Festival.