Si parla del forte incremento dei reati fra i minorenni in Italia negli ultimi anni a Uno Mattina, e in studio vi era Stefano Delfini, direttore servizi analisi criminale dipartimento pubblica sicurezza: “Il dato per se non è particolarmente allarmante – racconta – vi è sempre stata un’oscillazione, ma c’è stato effettivamente un aumento del 15 per cento, ciò che è cambiato nel tempo è la qualità della condotta criminale, sono aumentati reati caratterizzati dalla violenza come risse, lesioni, percosse e rapine e anche da reati commessi in forma aggregata, le cosiddette gang giovanili“. In studio anche la criminologa Tonia Bardellino, che ha commentato così i dati sui reati minorili in aumento: “Come intervenire? Questo studio è una fotografia fatta veramente bene che ci spiega una cosa importante: il problema è strutturale ma non vive fortunatamente quella drammaticità come spesso passa mediaticamente. L’altro dato di fatto senza generalizzare è che ci deve essere un’alleanza fra istituzioni, in primis agenti di socializzazione primaria che sono famiglia e scuola. I genitori non devono giustificare i propri figli e i ragazzi devono imparare attraverso modelli significativi che i ragazzi non ascoltano le parole ma hanno bisogno di un esempio pratico. Psicologicamente è un apprendimento vicario”.



Stefano Delfini ha ripreso la parola, dicendo: “I reati caratterizzati dalla violenza sono un fenomeno che ha sempre avuto delle curve, ciò che deve richiamare la nostra attenzione è la qualità della condotta nonchè come i ragazzi non avvertano la illiceità di certe condotte, manca la consapevolezza di un certo agire”. Sull’influenza dei social: “Hanno influito moltissimo, vengono usati dalle gang giovanili per evidenziare l’identità del gruppo e poi alcuni contenuti riportati sui social provocano un senso di emulazione e speculazione che in alcuni ragazzi possono essere spacciati per vita reale”.



REATI MINORENNI FRA SOCIAL E SPORT

La criminologa aggiunge: “Il social di per se non va estremizzato nella negatività, ma l’uso che se ne fa cambia la prospettiva. Attraverso i social possono essere reclutati i ragazzi nella criminalità e poi ci sono due processi: una neutralizzazione del male, lo schermo protegge i ragazzi e non ci fa percepire il pericolo, c’è un disimpegno emotivo. C’è anche un esibizionismo dei ragazzi: in questa età i giovani hanno bisogno di essere al centro dell’attenzione”.

Il direttore Delfini ha proseguito e concluso: “Il nostro obiettivo era dare dei dati e un monitoraggio per cercare di fare rete ad esempio nelle scuole ma anche aprendo centri sportivi in quartieri difficili come ad esempio Ostia, Caivano, Avellino… offrire alternative con insegnanti che siano campioni che vengano dagli stessi contesti, offrendo l’esempio positivo che vogliamo dare ai ragazzi”.