Nuovo giro di vite contro i reati online da parte dell’Ue, che costringerà le Big Tech a sorvegliare con maggior impegno i contenuti online e supervisionare e sanzionare i discorsi d’odio, la disinformazione e altri contenuti dannosi. Bruxelles ha raggiunto un accordo di principio sui dettagli finali del Digital Services Act (Dsa), che revisionerà il libro delle regole digitali per i 27 Paesi membri. Come ha asserito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “l’accordo di oggi è storico. Le nostre nuove regole proteggeranno gli utenti online, garantiranno libertà di espressione e opportunità per le imprese. Ciò che è illegale offline sarà effettivamente illegale online nell’Ue”.



Le norme contro i reati online, si legge sul “Corriere della Sera”, non permetteranno per esempio di “prendere di mira i minori con la pubblicità online, vietando tutti quegli accorgimenti che spingono le persone a cliccare su determinati contenuti, e rendendo più facile per gli utenti segnalare i problemi e, di fatto, concedendo alle autorità di regolamentazione il potere di punire i trasgressori con multe miliardarie (fino al 6% del fatturato globale) e il divieto di operare nei 27 paesi della Ue”. Inoltre, “i principali gruppi tecnologici saranno costretti a rivelare ai regolatori della Ue quali sono le loro strategie per affrontare la disinformazione e la propaganda di guerra, al fine di frenare la diffusione di informazioni false”.



REATI ONLINE: “VIETARE GLI ANNUNCI MIRATI AI MINORI”

Sempre il “CorSera”, a proposito dei reati online, ha chiarito che con il Digital Services Act dovrebbero essere vietati gli annunci mirati ai minori, così come quelli indirizzati agli utenti in base al loro s*sso, all’etnia di appartenenza o all’orientamento s*ssuale. Al bando “anche le tecniche ingannevoli che le aziende usano per spingere le persone a fare cose che non avevano intenzione di fare, come la sottoscrizione facilitata di servizi difficili da rifiutare. Per dimostrare che stanno facendo progressi nel limitare queste pratiche, le aziende tecnologiche dovrebbero effettuare valutazioni annuali del rischio delle loro piattaforme”.



Un esempio? “Conoscere i dati di YouTube per sapere se il suo algoritmo ha indirizzato gli utenti verso la propaganda russa più del normale. Per far rispettare le nuove regole, la Commissione europea dovrebbe assumere circa 200 nuovi dipendenti, che saranno pagati dalle aziende tecnologiche attraverso una tassa di vigilanza’, che potrebbe arrivare fino allo 0,1% del loro reddito netto globale annuale”.