Reato di tortura, approdano al Senato le due proposte di modifica e di abolizione della legge avviate rispettivamente da M5S e FI, e dopo la prima seduta del 20 giugno è arrivata nella giornata di ieri 2 agosto la congiunzione dei due testi. In particolare quello a firma di Fratelli d’Italia intende abolire il reato e derubricarlo come “aggravante comune“, mettendo a rischio processi e punizioni per chi ha utilizzato la tortura come strumento di sopraffazione.



Per questo motivo è arrivato l’appello da parte di Amnesty International Italia, che attraverso il portavoce Riccardo Noury ha dichiarato “ci sono voluti quasi 30 anni per inserire nel codice penale la parola tortura, e potrebbero volerci anche solo 30 giorni per cancellarla. Un passo indietro così grave sarebbe in totale contrasto con la Convenzione Onu contro la tortura e, oltre ai danni che produrrebbe rispetto ai procedimenti già in fase di svolgimento, rappresenterebbe una macchia sulla reputazione internazionale dell’Italia“. L’invito infatti è quello di un maggiore contrasto alla tortura con tutela della legge già esistente a protezione dei diritti umani.



Proposta di abolizione del reato di tortura, le associazioni per i diritti umani protestano

Anche l’Associazione Antigone sta protestando contro la proposta di abolizione del reato di tortura, in particolare perchè questo potrebbe aggravare la situazione già difficile rilevata all’interno delle carceri italiane, con l’aumento delle denunce da parte dei detenuti. Il presidente Patrizio Gonnella ha commentato “Da Santa Maria Capua Vetere a San Gimignano. Da Torino a Ivrea. Sono aumentate anche le denunce, perché sia tra le persone detenute che anche all’interno della stessa amministrazione penitenziaria, si è diffusa l’idea che non debbano esistere spazi di impunità. Per questo, abolire la legge, rischia invece di mandare un messaggio opposto e di far ripiombare il carcere nel sistema opaco che lo caratterizzava fino a pochi anni fa“.



Sia Amnesty che Antigone, insieme all’altra associazione A Buon Diritto avevano partecipato attivamente alla richiesta dell’introduzione del reato e alla difesa del testo, ora chiedono che la legge non venga abrogata e che “l’Italia continui a impegnarsi nel perseguire chi si rende colpevole del reato di tortura, così come era stato più volte richiesto al nostro Paese dalla Corte europea dei diritti umani“.